16 aprile, 2013

non esistono “diritti edificatori” né “vocazioni edificatorie” di suoli non ancora edificati - Sentenza Consiglio di Stato

Questo post è dedicato agli amministratori incompetenti, ai tecnici che ne seguono le indicazioni ed allo stuolo di ragazzini impudenti alla ricerca di mete facilmente raggiungibili. 
Caro Franco non sarà un semplice autoerotico mi piace che potrà esaurire la portata delle cose che vado a riferire.

DA Eddyburg
EddyburgUna recente sentenza del Consiglio di stato (6656/2012), ribadisce le interpretazioni delle leggi vigenti, ignorando le quali tecnici e amministratori incompetenti, hanno contribuito al pesante e ingiustificato consumo di suolo.

Il Consiglio di stato afferma (paragrafo 5.1) che la nozione di naturale vocazione edificatoria postula la preesistenza di una edificabilità di fatto, cioè può essere attribuita solo a un terreno già edificato. ed è quindi concetto impiegato propriamente nelle sole vicende espropriative, stante la sottoposizione di ogni attività edilizia alle scelte pianificatorie dell'amministrazione Non ha quindi alcun senso parlare di “vocazione edificatoria” di un suolo riferendosi a precedenti previsioni urbanistiche legittimamente modificate, e nemmeno a situazioni di fatto diverse dalla già avvenuta edificazione. ... 

Le implicazioni sono tante ed interessanti e non attengono solo all'edilizia ma alle molte prelazioni che si vanno a porre nel nostro territorio che esprimono violenza, presunzione, arroganza, alla stregua degli iures primae noctis conquistati non si sa bene in nome di quale diritto.
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Monteroni di Lecce, il comune aveva approvato un nuovo Prg che destinava a verde privato un’area destinata dai precedenti strumenti di pianificazione a zona di completamento. Il proprietario ha ricorso al Tar chiedendo l’annullamento degli atti e il ripristino della precedente destinazione. Il Tar ha rigettato il ricorso e il proprietario si è appellato allora al Consiglio di Stato .

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I movimenti e gli intellettuali al centro delle battaglie per i beni comuni hanno rilanciato le attività della Commissione Rodotà. Al centro una nuova idea della proprietà pubblica e dei beni comuni.


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