20 luglio, 2016

Il sasso nello stagno. Un venti luglio.qualunque

Vi racconto un sogno breve, di quelli che si mescolano ai pensieri del giorno, che ti avvolgono durante le vicende quotidiane senza renderti conto, mentre scorrono.

C'è uno stagno, il sole sta per tramontare, il verde intorno. Sulla riva un uomo osserva i sassi levigati in terra, ne raccoglie uno e lo lancia nell'acqua per fare pluff, mentre il suono ed i cerchi si allargano. 

Nel silenzio magnifico del posto la pietra percorre il suo arco e poi entra nell'acqua. Nessun pluff, nessuno spruzzetto e, soprattutto, niente cerchi. 

La scena si ripete alcune volte. Sempre la stessa, fino al risveglio. 
http://www.tesoridiroma.net/curiosita/ha_schult.html
Pensavamo di essere invisibili. Il mondo diviso in due poli e i due poli contenitori di alcuni partiti politici. Oltre a questi partiti, si era creduto ci fosse il vuoto e in questo vuoto alcuni marginali predicassero la loro disperazione. 

Poi guardammo i nostri rifiuti e fu come una rivelazione. I nostri rifiuti ci avevano restituito la nostra migliore immagine: quella dei rifiuti in divenire ed un gran numero di vite fallite. 

Ciò che gettiamo, ciò che si nasconde, ciò che ci nasconde, che cerchiamo, ciò che non vogliamo vedere, quello che vogliamo occultare, seppellire, forzare, la nostra viltà, le nostre bugie, i nostri segreti si sono ammonticchiati davanti ai nostri occhi, hanno invaso i nostri sensi e interrotto la nostra esistenza di lamentosi piccolo-borghesi, ma conformisti e conservatori. 

É proprio allora che viene il desiderio di fare la nostra rivoluzione. Ognuno di noi è finalmente ciò che è disposto a buttare via. Ci appropriamo di un luogo adatto per mostrare il nostro rifiuto dei rifiuti. "Tu Puzzi", gli diciamo, che è poi la miccia di tutto. Niente sarà più come prima. 

I rifiuti sono l'immagine negativa del sistema, le sue mutande, le battute d'arresto, i difetti e le premesse delle proprie sconfitte. Scopriremo che la vita esiste fuori dai confini, al di fuori delle parti. 

Che questi marginali predicatori di disperazione non sono soli. Sono ciascuno di noi, la maggioranza silenziosa che aveva perso le tracce della sua grandezza a furia di essere sottoposta a tante meschinità e menzogne. Questa è la nostra più grande vittoria. I rifiuti scaricati con noi, in noi stessi, raccontano le nostre storie, ciò che mangiamo, le nostre preferenze, come viviamo, come tutto sarà. 

"Come va?" Sembrano chiederci con un misto di cinismo e disprezzo e, senza aspettare la nostra risposta, ci svelano come sono arrivati fin là, come noi ci siamo arrivati. 

Ci svelano il funzionamento di questo sistema di collusione tra i poli di casta al potere che devia tutte le risorse legalmente. 'Tutto questo è legale!', ripetono in coro, ma non è democratico. É legale anche se si tratta di un furto: un reato del tutto legale, perché hanno messo le mani sulla legalità, illegalmente. 

Almeno noi, ci sentiamo male, aggiungeranno alcuni. Gli altri non avranno alcuna puzza, come il denaro che essi continuano a estrarre legalmente da tutto ciò che assomiglia a uno stato, ma che stato non è. 

A questo punto di decadimento totale dello Stato e della classe politica, è logico pensare all'elezione di un degno rappresentante come ad una soluzione a tutti i nostri problemi? 

Riusciremmo a dire di no senza essere accusati di tradimento della patria e di essere dei venduti da tutta l'opinione benpensante generale e diffusa? 

Il rifiuto, lo scarto, in sè non è osceno; lo diventa quando invade il paesaggio e continuerà a occupare la scena nonostante il suo declino e il suo cattivo odore che colpisce gli spiriti prima che colpisca i sensi al prezzo della morte per soffocamento di un paese. 

Tanta oscenità, non è in ciò che si mostra, ma in ciò che è nascosto. 

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