08 novembre, 2011

Marco Cavallo, 40 anni dopo. Le comunità alloggio.

Marco Cavallo (link>)


Ricevo da Marina, una lettrice, una e-mail nella quale mi si chiede a proposito del disagio psichico e delle modalità con cui questo viene oggi trattato. Non essendo un esperto, le rispondo con un intervento, dal punto di vista femminile, di Adele Chiara Anna, Psicologa, Psicoterapeuta Gruppoanalista, Esperta in Formazione e nella cura delle patologie psichiche gravi, a proposito delle comunità alloggio (L'ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE DEL QUOTIDIANO IN UNA COMUNITA' ALLOGGIO: LA COMPETENZA PSICOTERAPEUTICA QUALE STRUMENTO)
Quì, a Gravina, come in molte cittè italiane, ve ne sono anche di molto efficienti e sulle quali spesso cade un silenzioso rispettoso riserbo: 
Le Comunità Alloggio sono strutture residenziali per soggetti con disagio psichico, previste dalla legge 180 del 1978, la cosiddetta 'legge Basaglia', che di fatto ha sancito la chiusura dei manicomi ed ha concepito la riorganizzazione dei servizi psichiatrici.
(In Puglia la materia è regolata dalla Legge Regionale 25 agosto 2003, n. 17 -vedi-
Sono pensate come piccole strutture ( 8/10 utenti) con una organizzazione interna simile a quella di una normale casa (tempi, routine quotidiane) e dovrebbero essere inserite all'interno di un contesto urbano al fine di favorire l'integrazione sociale dei soggetti che vi abitano. In Sicilia sono circa 200, ospitano quasi 2000 pazienti e vi lavorano 1500 operatori. ...
La questione della organizzazione e gestione della quotidianità del vivere all'interno di una Comunità Alloggio è una questione chiave che consente di discriminare tra residenze che fanno assistenza, cioè che si prendono cura del soggetto con disagio psichico sul piano dei bisogni materiali (dare un tetto, cibo, medicine ecc.) e residenze che hanno la tensione ideale di curare le persone che vi abitano e cercano, quindi, quotidianamente di concepirsi e organizzarsi come un setting nel quale pensare e avviare percorsi di cura che possano far guarire il paziente. Il rischio grande è infatti che le Comunità Alloggio, anche se inserite nei centri storici delle città, anche se si presentano come degli appartamenti molto belli e ben arredati si configurino come dei "Minicomi" ossia dei manicomi più piccoli ma non per questo meno aggressivi in quanto dispositivi incapaci di una reale prassi terapeutica. Tale dicotomia è purtroppo generata da una ambiguità che si articola tra il piano formale/normativo e quello sostanziale operativo. La normativa che regolamenta le Comunità Alloggio le definisce strutture socio-assistenziali per pazienti psichiatrici stabilizzati.... 
Ma se le cause dei disturbi psichiatrici gravi come ormai a livello mondiale è stato appurato sono biopsico-sociali…, chi si fa carico della dimensione psico - socio - relazionale del paziente che vive all’interno della comunità alloggio, dimensione che da forma a tutto il suo comportamento all’interno eall’esterno della comunità? Ovvero chi la legge, la interpreta e predispone dei dispositivi di cura proprio di tale dimensione? Le Comunità Alloggio sono dunque strutturate dalla normativa come strutture assistenziali ma in realtà l'oggetto di assistenza è una persona con disturbi psichiatrici che necessita un ambiente di cura della propria dimensione psicosociorelazionale... 
segue:

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