28 aprile, 2017

Il circolo vizioso. Il Capitalismo si morde la coda. Le disuguaglianze.

I lavori dell'economista Thomas Piketty portano ad una conclusione cupa: le disuguaglianze tra ricchi e poveri, che non smettono mai di crescere, mettono a rischio il futuro del capitalismo e alla fine distruggeranno le nostre società. 
https://www.ineteconomics.org/conference-session/libert%C3%A9-%C3%A9galit%C3%A9-fragilit%C3%A9-opening-remarks
All'inizio di aprile, la conferenza dell' Institute for New Economic Thinking (Liberté, égalité, fragilitè) a Toronto, il lavoro di Thomas Piketty, Capital in the Twenty-First Century (Il Capitale nel XXI° secolo), è stato citato almeno una volta in ognuna delle sessioni del convegno. Bisogna risalire agli anni '70, a Milton Friedman (Nobel per l'economia nel '76), per trovare un economista che abbia suscitato un simile dibattito. 

https://www.ibs.it/capitale-nel-xxi-secolo-libro-thomas-piketty/e/9788845277733Come Friedman, Piketty è un uomo del suo tempo. Se nel corso degli anni '70, le preoccupazioni erano legate all'inflazione, oggi sono legate alla nascita dei plutocrati e al loro impatto sull'economia e sulla società. 

Piketty ritiene che l'attuale livello di disuguaglianza di ricchezza, sia destinato ad aumentare, mettendo a repentaglio il futuro del capitalismo; e si vede. Questa tesi travolgente é molto impopolare tra coloro che credono che il capitalismo e la disuguaglianza siano correlati, interdipendenti. 

Secondo questa idea, sostenuta spesso dal centro-destra, il capitalismo ha bisogno delle disuguaglianze di ricchezza per stimolare le iniziative e l'assunzione del rischio. Questo è il motivo per cui David Cameron e George Osborne, nel Regno Unito, hanno sostenuto una riduzione delle tasse di successione e plaudito al basso livello di tassazione delle plusvalenze delle imprese, in un sistema favorevole alle imprese.

Piketty enumera due secoli di dati per dimostrare che si sbagliano. Il capitale, dice, è cieco. Quando i rendimenti, attraverso gli investimenti in settori che vanno dal settore immobiliare alla produzione di automobili, supera la crescita reale dei salari e della produzione, come ha sempre fatto, ad eccezione di alcuni periodi come negli anni 1910-1950, lo stock di capitali cresce molto più rapidamente della produzione complessiva e, così, le disuguaglianze della ricchezza esplodono. 

Questo processo è aggravato dalle eredità e, negli Stati Uniti e nel Regno Unito, con l'aumento del numero dei "superpatrons" con appannaggi regali. Le disuguaglianze di ricchezza in Europa e negli Stati Uniti hanno già raggiunto i livelli di prima della prima guerra mondiale e sono orientati verso quelli della fine del XIX° secolo, quando la possibilità di avere un lascito giocava un ruolo cruciale nella vita economica e sociale. 

Le spese eccessive e le tensioni sociali che attraversarono l'Inghilterra edoardiana [1901-1910], la Francia della Belle Epoque e gli Stati Uniti dei magnati dell'industria sembrano ormai dietro di noi, ma Piketty dimostra che il periodo tra il 1910 e il 1950, durante il quale tali disuguaglianze sono state ridotte, sia anomalo. 

Ci volle una guerra e una tremenda recessione per porre un freno improvviso alle dinamiche della disuguaglianza e per implementare le tasse sui redditi più alti, in particolare quelli da capitale, per preservare la pace sociale. 

Oggi, l'inevitabile processo di moltiplicazione del capitale cieco a beneficio di pochi privilegiati è di nuovo all'opera, soprattutto su scala globale.

Non ci sono praticamente nuovi imprenditori, a parte una o due start-up della Silicon Valley, che possono guadagnare abbastanza soldi per competere con le concentrazioni di risorse incredibilmente potenti che già esistono. In questo senso, possiamo dire che "il passato divora il futuro". Il fatto che il Duca di Westminster e il conte di Cadogan siano due degli uomini più ricchi della Gran Bretagna è rivelatore. Questo fenomeno si spiega con i possedimenti che le loro famiglie hanno da secoli, come Mayfair e Chelsea e la riluttanza ad eliminare le opportunità di evasione fiscale che permettono a queste famiglie di accrescere il loro patrimonio. 

Oggi si è più incoraggiati ad essere ereditieri che a correre dei rischi. Basti vedere l'esplosione degli investimenti immobiliari. Le nostre società ed i ricchi non hanno bisogno di sostenere le innovazioni più audaci o investire nella produzione. 

Altre forze si uniscono contro il capitalismo. Piketty osserva che i ricchi sanno molto bene come proteggere la loro ricchezza dalle imposte sul patrimonio mentre la percentuale del fardello fiscale sulle imprese e le famiglie a reddito medio é gradualmente aumentata.

In Gran Bretagna, l'1% delle famiglie, le più ricche, in realtà paga un terzo di tutte le entrate, ma, queste, rappresentano solo il 25% del reddito del Tesoro: il 45% proviene da IVA, dazi, accise e vari contributi sociali versati da tutta la popolazione.

Pertanto, l'onere della spesa pubblica come l'istruzione, la salute e l'alloggio cade sempre più sui contribuenti medi, che non hanno le risorse finanziarie per pagarle. Così le disuguaglianze della ricchezza diventano un fattore di degrado dei servizi pubblici e delle condizioni di lavoro.

La lezione che possiamo trarre dal passato è che le società cercano di proteggere se stesse chiudendo le proprie frontiere o si dedicano alle rivoluzioni o alle guerre. 

Soluzioni - un tasso di imposta sul reddito fino al 80%, le imposte immobiliari, una tassa sulla proprietà appropriata e una tassa globale sulla ricchezza - che sono attualmente inconcepibili. Ma come ha scritto Piketty, il compito degli economisti è reso più comprensibile. Questo è ciò ci dice ne "Il Capitale nel XXI° secolo". 

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Questo post é ispirato ad alcuni articoli della stampa internazionale. Oltre a quelli citati nel corpo del post, vedi:

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