06 luglio, 2016

Carne clonata nei nostri piatti?

Venti anni dopo la clonazione di Dolly, i ricercatori stanno mettendo in discussione la presenza di carne clonata nel territorio europeo. 

http://www.nms.ac.uk/explore/stories/natural-world/dolly-the-sheep/
Dolly:
National Museum Scotland
Il 5 luglio 1996 Dolly, il primo mammifero clonato da una cellula adulta, nacque in Scozia. Venti anni più tardi, la clonazione in agricoltura è praticata in molte parti del mondo, ma l'Europa resiste.

Rivelata nel febbraio 1997, la clonazione di Dolly, diretta dal Roslin Institute di Edimburgo, fu salutata, al momento, come un importante progresso scientifico. Ma al tempo stesso provocò anche grandi controversie sulla sua possibile applicazione sugli gli esseri umani. 

Per Dolly, la vita non fu rose e fiori, nè scorreva placida e tranquilla. La pecora invecchiò prematuramente. Ebbe l'artrite e sviluppò una malattia polmonare che la portò all'eutanasia nel 2003. Le sue spoglie riposano ora al Museo Nazionale di Scozia.

Venti anni dopo la clonazione di Dolly, i ricercatori si interrogano sulla presenza di carne clonata nel territorio europeo.

La clonazione è una tecnologia complessa. Per ottenere Dolly, gli scienziati trasferirono il nucleo da una cellula della ghiandola mammaria presa da una pecora adulta in un ovocita enucleato. Poi impiantatono l'embrione risultante nell'utero di una pecora "carrier" (portatrice).

Nel mondo dell'allevamento, la clonazione è stata vista come uno strumento utile per l'allevamento degli animali. La tecnica è molto costosa (oltre 10.000 euro per animale) l'obiettivo non è quello di avere i cloni per commercializzare la loro carne, ma per migliorare il bestiame.

Negli Stati Uniti le imprese private hanno quindi intrapreso la clonazione degli animali ad alto valore genetico: le mucche che danno un sacco di latte, ma anche pecore e maiali ad alto potenziale.

La Food and Drug Administration (FDA) autorizzò nel 2008 la commercializzazione di prodotti provenienti da animali clonati e dalla loro prole, dicendo che erano "sicuri come gli animali convenzionali". 

Nonostante un tasso di successi relativamente basso, dal 15% al ​​30%, la clonazione ha proseguito la sua strada negli Stati Uniti. La società texana Viagen si vanta, sul suo sito web, di aver "sviluppato migliaia di animali clonati sani e attivi" con la casa madre Trans Ova Genetics

Anche in Argentina, Brasile, Canada, Australia la pratica della clonazione degli animali da allevamento prosegue. La Cina ha fatto scalpore verso la fine del 2015, con l'annuncio della costruzione di una fabbrica di clonazione di vari animali. L'azienda Boyalife annunzia  che 100.000 embrioni di mucche saranno nati nel primo anno e, in futuro, milioni all'anno. 

Influenzata dall'opinione pubblica, in gran parte ostile alla clonazione, l'Unione europea non produce cloni per l'allevamento. Dal 1997, si impone un'autorizzazione all'immissione in commercio per la vendita di prodotti clonati. Finora, nessuno ne ha presentata una. 

Una perizia presentata nel mese di novembre alla Commissione europea accetta una "possibilità" che il cibo proveniente da una progenie clonata si trovi sulla tavola dei consumatori europei. Questo a causa delle importazioni di carne e latte provenienti da paesi terzi, ma anche l'importazione di animali vivi e di materiale genetico utilizzati per l'allevamento degli animali nell'UE. 

Gli europei mangiano probabilmente involontariamente carne derivata ​​dalla progenie di cloni in assenza di tracciabilità ed etichettatura, dice il portavoce BEUC (Agenzia europea dei consumatori). 
"Non è più accettabile", dice la federazione delle associazioni che invita gli Stati dell'Unione europea a sollecitare la Commissione Europea ad andare avanti su questo tema. 

L'Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) non ha alcuna preoccupazione per la salute umana. Ma sottolinea l'interesse per "i problemi di salute degli animali e il loro benessere" associato alla clonazione. 

"La mortalità embrionale è alta, il parto può essere difficile, alcuni animali sono nati troppo grandi o con gravi malattie". Sono riportati casi di vitelli con tre gambe o animali con due teste .... 

Nel mese di settembre il Parlamento europeo ha chiesto a larga maggioranza non solo che gli animali da allevamento clonati siano vietati nella UE, ma anche la loro prole e i prodotti da essi derivati. Una posizione più rigorosa di quella raccomandata dalla Commissione negli Stati Uniti. 

La perizie effettuate dagli esperti evidenziano l'alto costo di una eventuale etichettatura di prodotti alimentari ottenuti da animali clonati, compresi i suini. 

Ma la  BEUC sostiene la necessità di una tale misura. "I consumatori hanno il diritto di sapere quello che hanno nel loro piatto", dice, suggerendo innanzitutto di etichettare le carni bovine. 

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