Dopo l'annuncio del procuratore della Corte penale internazionale, venerdì 15 gennaio dell'apertura di un esame preliminare, questa decisione, é stata criticata da Israele. E' il primo passo formale in un processo che potrebbe portare ad accuse di crimini di guerra.
Il pubblico ministero dovrà stabilire se vi sia una "
base ragionevole" per l'avvio di un'indagine nella migliore e dovuta forma sulle accuse di atrocità in seguito al conflitto della scorsa estate
nella Striscia di Gaza. L'Istituzione "
analizzerà in particolare le questioni di giurisdizione e di ammissibilità nell'interesse della giustizia", si legge in un comunicato.
Dall'ufficio del procuratore si apprende che "
la sua analisi sarà condotta in modo indipendente e imparziale". "
Lo Statuto di Roma non impone alcun limite di tempo per prendere una decisione su un esame preliminare", ha precisato. Test preliminari sono stati finora aperti anche in Afghanistan, Colombia, Georgia, Guinea, Honduras, Iraq, Nigeria e Ucraina.
Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman ha immediatamente denunciato questa come "decisione scandalosa il cui unico scopo è di minare il diritto di Israele di difendersi contro il terrorismo". Ha anche aggiunto che lo Stato ebraico, che non è un membro della Corte penale internazionale, non collaborerà a queste indagini.
Israele prevede di continuare da parte sua a perseguire i leaders palestinesi negli Stati Uniti e altrove, per "crimini di guerra". Affermando che i leader dell'Autorità Palestinese hanno concluso un accordo di riconciliazione, in aprile, con Hamas e con gli islamisti palestinesi di Gaza che lanciano razzi contro Israele.
La CPI, con sede all'Aia, è competente a perseguire i presunti responsabili di genocidio, crimini contro l'umanità e crimini di guerra commessi a partire dal 1 luglio 2002. Un totale di 123 Stati hanno già aderito allo Statuto di Roma, costitutivo della CPI.
Il governo palestinese ha aderito il 2 gennaio allo Statuto di Roma, che permetterà al procuratore di aprire in futuro, indagini su possibili crimini. Nel frattempo, il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha inviato alla Corte un documento che autorizza il pubblico ministero ad investigare sui crimini commessi nei "territori palestinesi occupati dal 13 Giugno 2014".
Israele ha lanciato in quella data una vasta campagna di arresti nei territori occupati di Cisgiordania, seguita dalla guerra a Gaza. Questa campagna di arresti è iniziata il giorno dopo il rapimento in Cisgiordania di tre giovani israeliani, poi assassinati. Durante i tre mesi successivi, più di 2.000 palestinesi sono stati arrestati in quel territorio e a Gerusalemme.
Il ciclo di violenza si è quindi acuito, in particolare, nella Città Santa, scossa da scontri e attentati. Meno di un mese dopo, Israele ha iniziato la sua terza offensiva contro la Striscia di Gaza in sei anni, causando la morte di circa 2.200 palestinesi, in gran parte civili. In questa circostanza hanno perso la vita più di 70 israeliani, quasi tutti i soldati.
La domanda di adesione palestinese va inquadrata in un'offensiva diplomatica lanciata alle Nazioni Unite dagli stessi palestinesi. Furioso, il governo israeliano ha congelato il pagamento di 106 milioni di euro di imposte riscosse per conto dell'Autorità palestinese.
Giovedi, il Vice Segretario Generale per gli affari politici delle Nazioni Unite, Jens Anders Toyberg-Frandzen, ha invitato gli israeliani a riprendere "il trasferimento delle entrate fiscali immediatamente" ai palestinesi.
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