28 dicembre, 2011

Nuovi scenari politici, la democrazia nel XXI secolo. Massimo Cacciari, riflessioni


Siamo di fronte a scenari nuovi, che mettono in discussione tutte le ortodossie precedenti: per questo bisogna iniziare a pensare anche a strumenti nuovi

Il governi nazionali svuotati dai poteri economici. L'esigenza diffusa di un 'tribuno' popolare. I rischi del ricorso continuo ai referendum. Come si fa, oggi, a stabilire nuovi ed efficaci canali per la rappresentanza dei cittadini?

Il "popolo" esige decisioni, non referendum, ma decisioni intorno alle quali sia possibile discussione e controllo. Parlamento e governo sembrano sempre meno in grado di offrire tale garanzia. E ciò finirà col mettere in crisi l'idea stessa di rappresentanza. La sovranità popolare non può ridursi oggi alla procedura elettorale. Ma meno ancora si può pensare di rianimarla con l'esaltazione ideologica dello strumento referendario. La stima che circonda alcuna figure (come da noi il presidente Napolitano) sta a indicare come il "popolo" avverta l'acuto bisogno di propri tribuni, un organo di potere effettivo e permanente, autonomo rispetto al "palazzo", capace di confrontarsi con esso su basi realistiche e con competenza. Ma nulla nelle vigenti costituzioni apre a una simile prospettiva.
E poi ci vorrebbe il "popolo", che non è "moltitudine", e cioè aggregato di individui, interessi e passioni, o occasionale ritrovarsi di "movimenti".
Il discorso riporta così a quegli organi che, nell'attuale situazione storica, almeno in Europa, potrebbero svolgere una funzione "tribunizia" e rappresentare per quanto possibile un "potere popolare" nei confronti delle potenze dominanti della globalizzazione. Si tratta del "sistema delle autonomie": da quelle che si esprimono nella rete delle città, a quelle del "terzo settore", a quelle stesse dei sindacati e dei partiti. In particolare queste ultime non erano state pensate essenzialmente proprio così nella nostra Costituzione, e cioè come defensor populi? Ma la loro trasformazione in strumenti di difesa corporativa e in comitati elettorali può apparire anch'essa un esito necessario della "evoluzione" della forma democratica, in un mondo dove la forma-Stato europea tradizionale (inapplicabile ai "grandi spazi" russi, asiatici e anche americani) resiste nel proprio tramonto. ... ...
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Anche la prossima tornata elettorale, locale, in proporzione, pone problemi di questo genere. La mancanza di idee ed una approssimativa composizione di gruppi rischia di farci cadere dalla padella nella brace. Chi sarà il 'tribuno' che riuscirà a prendere in mano le redini della accozzaglia di simboli e di sbandati?

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