12 settembre, 2011

L'urlo di mamma Gravina. Le giovani tendenze di una città sinora silente.

L'urlo di mamma Gravina
L’urlo discreto dei ragazzi di cavato San Marco, quella zona di Gravina che confina con la zona dei crolli, ha funzionato. Sabato 10 scorso, colà dove ancora si vedono i segnali di pericolo crolli, la serata si è animata in ogni pertugio, in ogni cantina o anfratto che potesse ospitare la loro creatività, miracolosamente. 

L'urlo di mamma Gravina       L'urlo di mamma Gravina

Mi piace precisare che non si tratta della smaccata presunzione ed esibizionista che ormai dilaga a spese del bilancio pubblico, che incrementa lo spaccio dell’arte a gogò, ma la libera espressione della nostra giovane città ignorata da tutto e da tutti. 
Lungi da me chiedere lo spostamento dello sguardo su questi ‘prodigi’ della autenticità, perché vanno lasciati fare. La loro PIAZZA ce l’hanno già, giovanissima, autentica, sincera, magnifica. Sarebbe anche auspicabile che il Potere non se ne occupi perché bene fanno e senza bisogno di denaro pubblico (questo non vuol dire non contribuire alle loro spese, ma in forma discreta e non vincolante).


 
Il loro palazzo, la loro casa, si erge su un panorama mozzafiato del costone della Gravina. Non è salotto bene, né ricettacolo di quelle cacchette che le varie ‘estati locali’ ci hanno propinato, ma il luogo libero della loro espressione, senza presunzione, fruibile da chi ne ha voglia e, quel che più conta, Gratis, cioè destinata a chi sia in sintonia con questi virgulti della città d’arte (finalmente posso dirlo senza timore di aver detto una spudorata bugia).
Discretamente nelle prossime puntate vi parlerò (senza disturbarli troppo) di quel che fanno con la preghiera di lasciarli fare e non rompergli troppo le scatole, chissà che la rigenerazione urbana non abbia bisogno di quei cromosomi, anzi geni, per rifarsi una decenza perduta.

L'urlo di mamma Gravina

2 commenti:

Anonimo ha detto...

E all’inizio fu curiosità:
quella strana sensazione di straniamento,
catapultarsi in un angolo di sé,
rimanendo se stessi.
Non è facile.
“Chiunque stava cercando un senso, spero l’abbia trovato:
essere lì.”
“Eppur erano parecchi che non sapevano cosa avrebbero dovuto dire”
E fu divertente disegnare un idea nei discorsi dei passanti.
Era divertente essere un idea.
E‘ sicuramente piacevole sentirsi costruttivi.
Il percorso di aggregamento sembra realizzabile.
“Ho paura dell’ignoranza, quella strana insoddisfazione nel rispondere.
Ho paura del personalismo, quel imbuto sempre otturato di visionismi.”
E’ nel discorso il discorso principale.
Parliamone.
PALAZZO MG

Mycroft ha detto...

Mah... che dire... ho apprezzato molto l'evento.
Apprezzo molto anche questo blog, un contenitore importantissimo di eventi gravinesi.
Ogni post è uno schiaffone a chi ripete meccanicamente "a gravina non si fa mai niente" !