11 marzo, 2024

Saprete tutto del cervello, ma proprio tutto

“New Scientist” dedica la copertina a questo organo così affascinante. 
 
Il settimanale britannico si chiede se il cervello non sia “davvero l'oggetto più complesso dell'Universo”. 

Non meno di dieci articoli rendono questo numero speciale di “Human Brain” di New Scientist un tesoro di letture. 

C'è da dire che la promessa della cover è quella di svelarci “come funziona, perché può fallire e i segreti per usarlo al meglio”.  

Un modo per essere cognitivamente più agili è dormire bene, ma anche interessarsi al momento della giornata. 

C'è un “andamento prevedibile”, spiega la rivista britannica: ottima prestazione al mattino, che, dopo il picco cognitivo di mezzogiorno, “decresce, salvo un leggero picco nel pomeriggio, fino all'ora di coricarsi”. 

New Scientist rivela anche l’importanza del “flusso”, lo stato psicologico ottimale, “uno stato in cui la persona è così coinvolta nella sua attività che nulla può disturbarla”, secondo lo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi, che per primo lo concettualizzò. 

In altre parole, è pura concentrazione”, commenta il settimanale. Al di là delle condizioni ottimali di concentrazione – “un compito con obiettivi chiari, un risultato immediato e un equilibrio tra la sfida da raccogliere e le capacità della persona”, sarebbe anche possibile “coltivare” questa facoltà, in particolare fino alla piena coscienza. 

Purtroppo, la concentrazione estrema non è priva di conseguenze: tutti si sono già sentiti molto stanchi dopo un notevole sforzo intellettuale. 
In un altro articolo intitolato “Perché è così faticoso rimanere concentrati?”, apprendiamo che il cervello consuma esattamente la stessa energia sia quando risolve un’equazione matematica sia quando i pensieri vagano liberamente. 

Non è quindi un’attività metabolica più sostenuta a spiegare l’affaticamento. Solo nel 2022 i neurobiologi hanno scoperto il ruolo del glutammato, quindi l’accumulo nelle sinapsi della corteccia prefrontale dopo un intenso sforzo cognitivo porta ad affaticamento mentale. 

Se sentirsi esausti dopo aver usato il cervello è fisiologico, è anche normale dimenticarsene. Si tratta addirittura di un “processo chiave nel funzionamento (normale) del cervello”, indica New Scientist in un altro articolo dedicato a queste piccole sviste che possono essere così fastidiose. 

Quale abitante della città non ha mai “perso” la propria auto perché ha dimenticato dove l’aveva parcheggiata il giorno prima? “Quello che probabilmente non sai è che dimenticare è una buona cosa”, scrive il giornale, che ha intervistato Tomas Ryan del Trinity College di Dublino, Irlanda. 

Il ricercatore spiega che dimenticare ci permette di adattarci a un mondo in continua evoluzione. Resta il fatto, e le sue ricerche lo dimostrano, che i ricordi dimenticati, se necessario, possono riapparire. 

Quanto al fatto che il cervello sia “l’oggetto più complesso dell’Universo”, il settimanale tira fuori la calcolatrice: 
'86 miliardi di neuroni nel cervello, più o meno il numero di galassie nell'Universo osservabile'. 
Richiamando il dibattito in corso per stabilire se ad essere più sofisticato sia il pensiero o il cosmo.

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