26 ottobre, 2023

Gli europei hanno mangiato alghe da migliaia di anni

Uno studio ha evidenziato la presenza di biomarcatori di alghe sui denti umani in diversi siti archeologici in Europa, suggerendo che le piante acquatiche fossero comunemente mangiate. 
 
Gli europei non hanno aspettato di scoprire i lemuri per mangiare le alghe. 
Per migliaia di anni e fino al Medioevo, le piante acquatiche hanno rappresentato una risorsa alimentare comune per gli abitanti delle coste europee. Questo è ciò che rivela uno studio pubblicato il 17 ottobre su Nature Communications

I ricercatori hanno identificato segni di consumo di alghe sui denti umani trovati in siti archeologici risalenti al periodo compreso tra il 6.400 a.C. circa e il XII secolo e in uno spazio geografico che va dalla Spagna alla Lituania passando per la Scozia. 

Questa scoperta è davvero sorprendente, perché gli specialisti hanno creduto a lungo che l’adozione dell’agricoltura nel Neolitico andasse a scapito delle risorse acquatiche. Nel XVIII secolo le alghe erano considerate un alimento di sollievo in tempi di carestia”, riferisce The Guardian

Era già noto che in molti siti archeologici fossero state avvistate tracce di alghe, ma fino ad ora non sapevamo esattamente quale fosse il loro utilizzo. Alcuni immaginavano che fossero state usate come fertilizzante o combustibile. 

Per Karen Hardy, archeologa specializzata in preistoria all'Università di Glasgow, e coautrice dello studio intervistata dal quotidiano britannico, non ci sono dubbi: 
Sono stati rilevati biomarcatori nel tartaro che ricopre i denti. L’osservazione è quindi chiara: i nostri antenati necessariamente masticavano (le alghe associate a questi marcatori)”. 

I ricercatori non sono in grado di dire quanta parte della dieta dei nostri antenati includesse piante acquatiche e alghe, ma stimano che potrebbero essere state raccolte regolarmente, nello stesso modo in cui funghi e crostacei vengono ancora raccolti oggi per integrare i pasti. 

Karen Hardy spera che questo studio contribuisca a cambiare la percezione che abbiamo riguardo al consumo di alghe, una risorsa abbondante e rinnovabile. 

Comprendere le abitudini alimentari dei nostri antenati è essenziale per ricostruire la nostra storia. E oggi è altrettanto cruciale approfondire la conoscenza delle risorse naturali locali cadute nell’oblio”, concludono gli autori dello studio. 

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