Il nanismo è raro negli animali selvatici. Per la prima volta, i ricercatori lo hanno osservato nelle giraffe.
Immaginiamo la testa di una giraffa ed il lungo collo piazzati sul corpo di un cavallo. Quindi, con una bacchetta magica digitale, l'intero animale viene coperto con lo stesso mantello.
Questa è la manipolazione immaginata per la prima volta da chi ha visto le prime foto di una piccola giraffa nubiana, scattata nel 2015 dai ricercatori del Murchison Falls National Park in Uganda.
"All'inizio non ci credevo", dice David O'Connor, presidente (dell'organizzazione no profit) Save Giraffes Now e membro del Giraffe and Okapi Specialist Group de l'Unione internazionale per la conservazione della natura, in una dichiarazione al New York Times.
"Ad essere onesti, pensavo fosse opera di photoshop".
Ma queste immagini non lo erano. Nemmeno quelle scattate tre anni dopo, di una piccola giraffa angolana adulta in una fattoria in Namibia.
Dopo misurazioni e analisi, i ricercatori si sono resi conto che questi due esemplari - chiamati Gimli e Nigel - presentavano displasia scheletrica, una condizione caratterizzata da anomalie nella crescita ossea.
In altre parole, Gimli e Nigel sono giraffe nane. I ricercatori descrivono la loro scoperta sulla rivista BMC Research Notes, pubblicata il mese scorso.
"Sebbene sia noto che il nanismo esiste negli esseri umani così come negli animali domestici come cani, mucche e maiali, è raramente osservato tra gli animali selvatici, e questa è la prima volta che ci sono casi tra le giraffe”, riporta il New York Times.
La causa del nanismo in queste giraffe è un mistero. È noto che mutazioni casuali possono essere all'origine di questa caratteristica, in particolare negli animali in cattività dove la consanguineità risulta in una mancanza di diversità genetica. Ma, specifica il quotidiano americano:
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