Sta diventando palpabile l'ingresso in campagna elettorale. I vari aspiranti al seggio supremo dell'organo di governo della città iniziano a muoversi e, con essi, i fratelli, i cognati, i nonni e nipoti, padri, madri, concubine e mantenuti. Dai grandi ai piccoli partiti, nelle sedi ufficiali, cominciano a moltiplicarsi gli incontri e a tessere scenari di coalizioni ed alleanze.
Con la nuova La nuova legge elettorale è necessario mutare strategie e tattiche.
I colletti bianchi della politica, questa volta soprattutto camici, muovono i passi e gli studi per catturare consensi, spesso in un elettorato fiducioso nella funzione (stavo per dire nello 'specifico') del richiedente più che in una vera esperienza di uomo politico. Quasi che la capacità di salvare i corpi o le anime (quando c'è) si traduca meccanicamente in una capacità di governo.
Tutto questo mentre la sfiducia nella politica dilaga.
Ripensando alla 'solitudine del cittadino globale' (Zygmunt Bauman): è la situazione che si avverte nel mondo del lavoro, in cui dominano la flessibilità, i contratti a tempo determinato, in cui le aziende chiudono o convertono la produzione ed è impossibile per l’individuo spendere le proprie competenze in un mercato in continua evoluzione e specializzazione.
Di qui la sfiducia, come testimonia il crescente astensionismo che accompagna le consultazioni elettorali nella maggior parte dei Paesi occidentali: la politica interessa solo quando emergono scandali che riguardano personaggi famosi, ma è una politica/spettacolo, non uno spazio pubblico partecipato e sentito dalla collettività. Di qui anche l’inautenticità vissuta nei rapporti con gli altri e con se stessi: citando Milan Kundera, Bauman ricorda come un tempo l’amicizia fosse sacra, eroica, possibile anche tra uomini appartenenti per necessità a schieramenti nemici (I tre moschettieri).
Oggi un amico non può salvare l’altro dalla disoccupazione. Anche a livello di identità personale, l’incertezza lavorativa costringe gli uomini a dislocarsi in tanti ruoli o a rifugiarsi nella sfera del virtuale (si pensi alle chat, nelle quali è possibile nascondersi dietro nomi fittizi). Bauman usa, a tal proposito, la metafora dell’uomo modulare: al pari dei mobili componibili, la nostra identità non è determinata alla nascita, ma mutevole, multiforme, sempre aperta a nuove possibilità, sicché l’uomo di oggi «non è senza qualità, ne ha troppe» (p.160
)
A fronte di questo scenario vedo alcuni scarafaggi muoversi alla ricerca di consenso, venuti fuori dagli umidi posti della finzione politica, tronfi e vacui, portatori di interessi privati cospicui o alla ricerca di collocazioni personali ove non di un posto per i propri famigli e contigui.
Ho letto, su alcuni forum, di cittadini vagolanti nel buio propinare proclami, giudizi, sentenze e quant'altro senza averne la sufficiente autorevolezza. Ma fin quì nulla quaestio, 'Vive la Libertè', 'Long Live Liberty', talvolta si schierano smaccatamente con talune persone che il giorno prima si erano inalberate contro gli 'emettitori di stronzate' dei social forum negando libera espressione a tutti i 'miasmi locali', senza seguirne i consigli.
Tutta questa pletora di persone, uso un eufemismo, i partiti o quel che resta saranno tenuti sotto stretta osservazione, associazioni comprese. Vedremo cosa vanno a fare in favore dell'occupazione e se sono capaci di inventarsi qualcosa.
Lungi dall'invitare ad un salutare silenzio, '... la libertà non è né la mia né la tua ma di chi non la pensa come noi ...' {Giuseppe Di Vagno - il gigante buono (Filippo Turati)}, in attesa di costruire una «libertà attiva fondata sulla ragione», ...
«qui con più di mille giaccio, qua dentro ... e de li altri mi taccio».
«qui con più di mille giaccio, qua dentro ... e de li altri mi taccio».
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