Ho ricevuto una lettera da un lettrice che, 'digustata' dalla classe politica attuale, auspica che i rappresentanti del popolo siano solo giovani e mi chiede cosa io ne pensi ... (omissis... la lettera è firmata).
Premesso che non ho la ricetta per gli scenari futuri della vicenda politica, rispondo semplicemente che giovanilismo, come anche moralità, sono qualità che vanno declinate sul campo e non declamate sul palco. Naturalmente, poi, quando si entra nel dettaglio è necessario contestualizzare per esprimere giudizi e, cosa ancor più difficile, trovare soluzioni.
Sta crescendo una nuova classe di giovani, che usano nuovi linguaggi, nuovi modi di espressione e partecipazione. Questi sono alla ricerca di rappresentanza. Da questo punto di vista credo che i luoghi classici della politica siano inadeguati a farlo, muniti come sono di stereotipi, quando non di comportamenti archetipici. Nel contempo crescono ignavia e incompetenza a scapito di una sana fatica del pensare.
Avrai notato, mia cara lettrice, che negli ultimi tempi a tutte le manifestazioni pubbliche, soprattutto quelle culturali, c'è una preponderanza di rappresentanza politica, quasi che, questa, ne sia la depositaria e che la società civile non sia in grado di produrre modelli alternativi. Sono sicuro che la cultura non abbia bisogno di coperture politiche e ancor meno di cose somiglianti ad un moderno minculpop.
Peraltro, oggi, l'esercizio preferito è solo l'arrembaggio culturale, senza vergogne, senza meriti e soprattutto senza la necessaria fatica a monte e l'auspicabile pudore intellettuale che autorizzi una qualunque credibilità e spendibilità.
Sia detto incidentalmente, questa nostra città offre numerosi esempi, anche recentissimi, di assalti alla diligenza (di tutte le età anagrafiche e in tutte le collocazioni politiche), disinvolti, arroganti, perpetrati senza nemmeno rendersi conto che l'opinione pubblica, pure assuefatta, non è così stupida da non rendersi conto che la misura è colma e che taluni banditi (a proposito della metafore della diligenza), immersi nel grottesco, sono completamente ridicoli.
Bisogna imparare ad affrontare le complessità, come gli scienziati, che raggiungono passo dopo passo la verità, cosa che i politici, o presunti tali, non fanno essendo essi stessi la complessità.
Si potrebbe cominciare, intanto, con la sistematica distruzione delle mammelle del potere, distributrici di favori e l'allontanamento coatto dei lattanti, sempre più numerosi, incapaci di qualsiasi cosa se non di continue suzioni.
Di fronte ad una tale, grande crisi di rappresentanza è necessario, dunque, un forte drenaggio delle autentiche energie sociali e culturali oltre che giovanili, esaminando con molta attenzione, però, la questione delle 'quote latte'
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