14 agosto, 2011

La testa ben fatta

Una gran parte dei problemi principali del nostro tempo è ormai appannaggio esclusivo degli esperti, gli unici ad essere in possesso di quella conoscenze tecnica necessaria per affrontarli. 
Edgar Morin
Non è più possibile, per la gran parte dei cittadini, comprendere, ad esempio, quali siano stati i fattori scatenanti della recente crisi dei mutui subprime e quali potrebbero essere le conseguenze concrete sulla vita di ognuno. 

I media non aiutano, perché le volgarizzazioni giornalistiche non permettono di penetrare i problemi in profondità. Per questi motivi Edgar Morin propone una “riforma del pensiero”, capace di fornire ai cittadini gli alfabeti necessari per interpretare la realtà circostante. 

Si tratta di una “riforma non programmatica ma paradigmatica, che concerne la nostra attitudine a organizzare la conoscenza”. 

È del tutto inutile, infatti, un sapere accumulato, ammucchiato, che non dispone di un principio di selezione e di organizzazione che gli dia senso. Il sapere che è indispensabile, per affrontare i complessi problemi oggi sul tavolo, si costruisce, facendo affidamento su una ben sviluppata attitudine generale a porre e a trattare i problemi e su principi organizzatori che permettano di collegare i saperi (oggi eccessivamente frammentati in una miriade di discipline superspecialistiche, incapaci di comunicare tra di loro e di realizzare quelle contaminazioni feconde, le quali, attraversando trasversalmente le discipline, costruiscono quelle sintesi di saperi diversi, necessarie per orientarsi nella complessità postmoderna). 

Questa è chiaramente una sfida che investe il vasto mondo dell’educazione, il quale, per affrontarla, dovrà finalmente superare i vari egoismi particolaristici e contribuire con tutte le forze alla costruzione di un sistema formativo integrato, in cui siano valorizzate le sinergie e i collegamenti di rete tra le varie agenzie formative. 

Solo un sistema educativo, basato sulla collaborazione tra le sue componenti e sull’elaborazione di percorsi formativi comuni, sarà capace di fornire una cultura che permetta di “distinguere, contestualizzare, globalizzare, affrontare i problemi multidimensionali, globali e fondamentali”, competenze necessarie non solo per affrontare l’incertezza di fondo della vita, ma soprattutto per esercitare consapevolmente la cittadinanza democratica. 

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