Un funzionario cinese del PCC (Partito Comunista Cinese) è stato sanzionato per non aver fumato davanti ad un imam ed esponenti religiosi, ripreso dai suoi superiori per la sua debolezza contro "l'estremismo", ha riferito martedì la stampa locale.
Jelil Matniyaz, capo del PCC in un villaggio nella regione autonoma dello Xinjiang (nord-ovest) è stato degradato e retrocesso "per la debolezza delle sue posizioni politiche (...) e perché aveva avuto paura di fumare davanti ai funzionari religiosi", hanno annunciato le autorità locali in un avviso pubblicato online dal Daily Hotan.
Matniyaz, membro del gruppo etnico Uiguri, musulmano che aveva il rango di "alto funzionario" nell'apparato del partito, viene così ridotto al rango di mero "funzionario", dice il comunicato.
"Il fatto che i dirigenti osino fumare o no davanti a leader religiosi riflette la forza del loro impegno per la laicità", ha detto un leader locale non identificato, citato martedì dal Global Times.
"Il fumo rimane una scelta individuale e i religiosi, come il resto della popolazione, devono rispettarsi l'un l'altro, il fatto di non fumare va nella direzione dell'estremismo religioso in Xinjiang", ha detto il funzionario della città di Hotan, da cui dipende il villaggio.
Lo Xinjiang è afflitto da tensioni tra le comunità Uiguri e Han, etnia maggioritaria in Cina. Gli attentati degli ultimi anni sono stati attribuiti da Pechino ai separatisti uiguri, questi ultimi accusano a loro volta il regime cinese di seguire una politica sfavorevole alla loro comunità.
Alla fine di marzo, l'assemblea regionale ha approvato una legge di rafforzamento della normativa in materia di abiti e simboli religiosi, in nome della lotta contro il "fanatismo". Secondo questo testo, l'uso di un velo integrale o la barba "anormale" è ora vietato in Xinjiang.
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