Un sondaggio mostra che il 42% dei dipendenti che lavorano in spazi aperti (open space) sono esposti a scortesia, mancanza di rispetto o violenza.
Lavorare in spazi aperti e l'abuso di smartphone promuove comportamenti antisociali all'interno dell'azienda, secondo un sondaggio pubblicato Giovedi dalla società di prevenzione Eleas specializzata nel monitoraggio della qualità della vita lavorativa.
Questo sondaggio, condotto su Internet dal 07 al 16 settembre dall'Istituto Ginger, un anno e mezzo dopo il primo studio commissionato dalla Eleas in materia, ci dice che quasi uno su due dipendenti (42%) resta fortemente esposto a comportamenti incivili sul suo posto di lavoro, a mancanza di cortesia, di rispetto per la persona, o, più raramente, ad un vero e proprio abuso fisico o verbale.
Questo sondaggio, condotto su Internet dal 07 al 16 settembre dall'Istituto Ginger, un anno e mezzo dopo il primo studio commissionato dalla Eleas in materia, ci dice che quasi uno su due dipendenti (42%) resta fortemente esposto a comportamenti incivili sul suo posto di lavoro, a mancanza di cortesia, di rispetto per la persona, o, più raramente, ad un vero e proprio abuso fisico o verbale.
L'indagine si è concentrata soprattutto sugli effetti dell'organizzazione del lavoro, sugli usi digitali e le differenze generazionali. Tra i principali risultati, il 58% degli intervistati rivela che lavorare in spazi aperti incoraggia nei dipendenti comportamenti antisociali, "la stessa percezione, a prescindere dal settore industriale, dalla dimensione dell'azienda o dell'età dei lavoratori".
"Parlare ad alta voce, interrompendo una sola volta non è un problema in sé, ma se si verifica a ripetizione, deteriora il clima relazionale e può essere vissuta come una negazione della persona, da chi non sopporta tale comportamento", analizza Xavier Ahimè Luquetas, presidente fondatore di Eleas.
Più di un dipendente su due (55%) ritiene, inoltre, che "i comportamenti incivili siano legati all'età", un giudizio costante qualunque sia l'età dell'intervistato, per il 48%, la generazione più giovane (16/34 anni) è percepita come "più incivile".
Gli individui da 20 a 34 anni sono più colpiti da comportamenti che costituiscono una violazione del rispetto per l'individuo, mentre gli over 55 reagiscono più fortemente alle violazioni delle regole sociali, soprattutto quando l'interlocutore scrive mail o SMS in un incontro a due o una riunione (il 76% rifiuta queste pratiche).
Le conseguenze di questa inciviltà sulla produttività e sulla salute dei lavoratori differiscono tra i gruppi di età:
- il 67% dei 20-34enni si sentiva disimpegnato dal lavoro (il 59% sopra i 55 anni);
- Il 44% dei 20-34enni hanno sviluppato una cattiva immagine di se stessi (il 29% sopra i 55 anni);
- il 34% dei 20-34enni ha un esaurimento nervoso o lacrime sul luogo di lavoro (il 21% sopra i 55 anni).
Tutto questo secondo secondo l'indagine.
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