25 settembre, 2015

Ex-jihadisti raccontano la loro diserzione dallo Stato Islamico.

Partiti in Siria per ingrossare le fila del gruppo Daesh (ISIS), 58 testimoni spiegano le ragioni della loro fuga a rischio della loro vita. 

http://icsr.info/wp-content/uploads/2015/09/ICSR-Report-Victims-Perpertrators-Assets-The-Narratives-of-Islamic-State-Defectors.pdf
Un rapporto pubblicato dal Centro Internazionale per lo Studio della radicalizzazione (ICSR) al King College di Londra, dà voce a 58 ex jihadisti.

Sono caduti dalle nuvole dopo aver affrontato la realtà del gruppo di azione dello Stato islamico in Siria. La testimonianza che sgonfia e manda in frantumi "l'immagine di unità e di determinazione che il gruppo dello Stato Islamico cerca di trasmettere", ha scritto Peter R. Neumann, autore dello studio realizzato dall'ICSR.


http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/islamic-state/11883028/The-defectors-handbook-to-destroying-Islamic-State.htmlCome evidenziato dal Telegraph in un articolo dedicato al rapporto: "Nessuno meglio conosce i punti deboli dello Stato Islamico e come stanno veramente le cose, quanto coloro che hanno combattuto al suo fianco". 

La sintesi della testimonianza di cinquantotto disertori britannici rivela quattro principali rimostranze che hanno spinto alla defezione

Se lo scopo di questi "jihadisti", è stato quello di difendere i musulmani sunniti, i 51 uomini e le 7 donne intervistate dall'ICSR hanno subito capito che i musulmani sono le prime vittime dell'ISIS, che tortura e uccide quotidianamente coloro che mettono in discussione la loro ideologia, sunniti compresi. 

Poi, l'estrema violenza delle lotte intestine tra i gruppi armati ribelli e in seno allo stesso gruppo islamico ha provocato la loro incomprensione. Loro che erano venuti per sconfiggere Bachar el Assad. La fine del potere siriano non è, secondo i disertori, la priorità del Daesh. 

Inoltre, l'utopia egalitaria e religiosa è mille miglia lontana dalla corruzione che regna in campo, tra i trattamenti di favore, razzismo, corruzione e l'ingiustizia dei funzionari. 

Infine, le condizioni erano tutt'altro che all'altezza delle promesse fatte, secondo alcuni dei disertori. Il divario tra l'immagine che cercano di trasmettere sui social network (promessa di ricchezza materiale) e la realtà (nessun bene di base, niente energia elettrica) ha rivelato le "menzogne" del gruppo Islamico. 

Nel frattempo, i "combattenti" stranieri che pensavano di essere degli "eroi" agli occhi dei locali sono stati rapidamente accusati da loro di "sabotaggio" e trattati come "oppressori". Alcuni ex jihadisti sottolineano che gli stranieri vengono usati come "carne da macello" dai funzionari del gruppo ISIS, scelti per perpetrare attentati suicidi (due di questi sono fuggiti proprio per questo motivo, dopo aver appreso che sarebbero stati i prossimi) o destinati ai compiti più umili che gli altri non vogliono svolgere. 

La molla che ha spinto i disertori a fuggire è spesso la stessa che li ha portati ad unirsi in Siria: l'isolamento. "Se ti senti escluso ed isolato nel Regno Unito, ti sentirai escluso e isolato nel 'califfato'". 

Il rapporto evidenzia inoltre quanto sia difficile e pericoloso disertare. Tutti rischiano la vita se tentano di lasciare la zona controllata dal gruppo. Quasi due terzi dei casi sono stati segnalati nei primi otto mesi del 2015, il che suggerisce che i disertori stiano diventando sempre più numerosi e propensi a lasciare il gruppo armato islamico. 

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