"La nostra guerra è una guerra mediatica. (...) Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno implementato gli eserciti in Rete per la lotta contro lo stato islamico. Allah li ha sconfitti. Non hanno potuto fermare i sostenitori dello stato islamico in Rete. (...) Noi consideriamo queste persone Mujahideen e chiediamo di non rinunciare e perseverare su questa strada. Quella del sostegno ad Allah e all'IS",
É il messaggio della scorsa settimana dei leader della comunicazione dell'organizzazione dell'autoproclamato stato islamico ai loro sostenitori in rete, in una "Lettera ai cavalieri dei media". In sintesi: la jihad in linea non è meno importante della jihad sul campo di battaglia.
É il messaggio della scorsa settimana dei leader della comunicazione dell'organizzazione dell'autoproclamato stato islamico ai loro sostenitori in rete, in una "Lettera ai cavalieri dei media". In sintesi: la jihad in linea non è meno importante della jihad sul campo di battaglia.
Le cento candeline del Daesh
Per contenere l'espansione della djihadosfera, Twitter moltiplica la sospensione degli account delle principali figure del Daesh.
Le Monde racconta come l'organizzazione terroristica ha riorganizzato il suo "esercito digitale":
Le Monde racconta come l'organizzazione terroristica ha riorganizzato il suo "esercito digitale":
"In termini pratici, anche se l'IS cerca di mantenere molti dei suoi account più visibili possibile (giocando a nascondino con con Twitter), molti di quelli ufficiali, compresi quelli che scatenano le sue campagne di propaganda in linea, adottano profili anonimi e avatar (l'ovetto di Twitter, un combattente anonimo, una rosa, un volto giovanile ...) e proteggono i loro messaggi. [...]".
Contentandosi si limitare consapevolmente il numero di iscritti che restano sotto il radar di Twitter, questi nuovi account sono tessuti insieme da una ragnatela di contattii trasversali. [...].
Sostenitori e tedofori della propaganda quelli del "secondo cerchio" devono iscriversi ed essere accettati per accedere ai contenuti dell'organizzazione e sono responsabili dei retweet frenetici che successivamente inondano la rete".
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