Il tatuaggio non è più un modo per mostrare chi sei, ma per definirti meglio. Offre la possibilità alla Y Generation di essere ancorata a qualcosa di più costante in un mondo che cambia.
Secondo una recente stima, il 20% degli americani è tatuato. Di questi, il 40% sono della Generazione Y, che secondo The Atlantic è intorno ai 18-33 anni.
Questa generazione è quella che condivide le sue foto, racconta la sua vita e rappresenta sulla scena dei social network la propria personalità, dice la rivista statunitense. Le reti, che inevititabilmente dobbiamo affrontare, ci pongono inesorabilmente di fronte alla domanda: chi sei.
Ma se "per alcuni l'interrogativo è liberatorio e offre l'opportunità di raccontarsi partendo da una pagina vuota, per gli altri, la molteplicità di opzioni è paralizzante. In entrambi i casi, la modernità richiede di dichiarare la propria identità con convinzione, sia che l'abbiamo definita, sia che non l'abbiamo fatto".
Una generazione, dunque, che sta lottando per trovare la sua stabilità. Ma cosa c'è di più difficile che costruire in un mondo in costante evoluzione? Proprio in questo contesto i tatuaggi non sono più solo un modo per "mostrare" la propria identità, ma per "definirla". Il tatuaggio non è un ornamento o un'affermazione, diventa un elemento di stabilità, un pennarello indelebile.
"Per coloro che studiano l'identità, la nozione di permanenza è di fondamentale importanza", spiega The Atlantic, che si basa principalmente su uno studio condotto da tre ricercatori della University of Arkansas (Anne M. Velliquette, Jeff B. Murray, Elizabeth H. Creyer). Abbiamo bisogno di elementi permanenti intorno a noi, di posizionarci nei loro confronti e di sviluppare un "mito personale" che ci permetta di dare un senso alla "memoria del nostro passato, alla percezione del nostro presente e la nostra proiezione nel futuro".
Tra questi elementi: il nostro ambiente, le nostre storie, i nostri ricordi, ma per alcuni anche alcune istituzioni come la religione, il lavoro o la famiglia. Altri si rivolgono agli oggetti, come una macchina o una casa. "Ma i giovani della generazione Y sono una specie separata. Privata della maggior parte dei punti di ancoraggio, tra cui i genitori, hanno utilizzato modi diversi per creare i loro miti personali, a volte faticano a trovare stabilità e permanenza". I tatuaggi sono un modo, così, "per dimostrare a se stessi e agli altri che questo mondo che cambia, non ci sconfigge. La prova è lì sotto gli occhi di tutti".
Il tatuaggio, praticamente, come una narrazione personale. È interessante notare che una volta che il passo e compiuto, è raro vederlo limitato ad un solo modello, conclude la rivista. "Quasi la metà dei tatuati colleziona tra due e cinque tatuaggi e il 18% di loro ne ha almeno sei". Il tatuaggio è quindi più di una fotografia, è una narrazione. "Le persone invecchiano con i loro tatuaggi e possono viaggiare con loro in una sorta di percorso del tempo personale, dall'inizio alla fine semplicemente navigando sulla loro pelle con un polpastrello".
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