Il Washington Post ha lanciato un colossale progetto multimediale ed interattivo basato su una parola: la parola razzista "nigger" (negro).
The "n-word", lo stesso titolo la dice lunga sul progetto multimediale della prestigiosa testata giornalistica. Perchè "n-word" non è altro che il modo politically correct per evocare il termine "nigger" negli Stati Uniti.
Un termine che è al tempo stesso un insulto razzista e una parola del linguaggio comune ampiamente usata anche dagli stessi afro-americani (soprattutto nella sua variante "nigga"). Una parola antica quanto il paese stesso, ci ricorda il Washington Post, in un video del suo progetto multimediale monumentale dedicato al ruolo della parola "negro" nella storia degli Stati Uniti.
Un termine che è al tempo stesso un insulto razzista e una parola del linguaggio comune ampiamente usata anche dagli stessi afro-americani (soprattutto nella sua variante "nigga"). Una parola antica quanto il paese stesso, ci ricorda il Washington Post, in un video del suo progetto multimediale monumentale dedicato al ruolo della parola "negro" nella storia degli Stati Uniti.
Ciò che ha motivato questo progetto, pubblicato il 9 novembre sul sito e consistente in una serie di articoli e video pedagogici, è stato innescato dal fatto che la National Football League ha deciso di reagire dopo numerosi incidenti durante i quali la parola "negro" è stata pronunciata nelle sue fila. La Lega ha chiesto ai suoi dirigenti, arbitri e allenatori di penalizzare i professionisti che hanno l'ardire di usare il termine e di garantire che il divieto di quella parola nel campo di gioco sia efficace.
"Questa stagione l'American Football League tenta l'impossibile,' dice il Washington Post nell'articolo introduttivo (già cit.), 'bandire la parola negro su cui anche la stessa NAACP' (Associazione per il Progresso della Gente di Colore, la principale associazione lotta per i diritti civili) 'e le innumerevoli associazioni di genitori di adolescenti in tutto il paese hanno battuto la testa".
Naturalmente, "le intenzioni sono buone, ma come i precedenti tentativi sono destinate al fallimento", dice il Washington Post, che, tuttavia, ritiene essenziale avere un dibattito sull'argomento. "nel 2014, lo stesso concetto di bandire la parola sembra superato". "E' molto probabile che la parola continuerà ad essere usata per generazioni continuando a creare gli stessi problemi a seconda del contesto in cui sara pronunciata, da chi sarà pronunciata e, soprattutto, a causa del suo passato carico di responsabilità", conclude l'articolo.
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