02 maggio, 2013

Un nuovo stato nell'oceano: 'Monnezza' - 89° nazione alla 55° Biennale

Il nuovo stato, in pieno oceano, non farà prigionieri, si legge su facebook tra i commenti. La via imboccata dalla specie umana è lastricata di rifiuti fino a formare una enorme chiazza nell'oceano, grande quando uno stato.
 
La sua enormità ci appare lontana, visibile dai satelliti, ma non dagli umani indefessi produttori di materiale che lo ingrandisce a dismisura.

Alcune decine di anni fa alcuni lo avevano previsto ed anticipato, gli artisti, gli ecologisti, ma non i politici, nè gli economisti, e tanto meno i governi del mondo. 

La cartolina dal Garbage State Patch è una delle provocazioni degli artisti che quest'anno alla biennale di Venezia numero 55 ci scodellano l'argomento, alla loro maniera.

L'installazione dell'89° stato della rassegna veneziana presentata ufficialmente da Irina Bokova, Director-General dell'UNESCO in occasione di “Project Wasteland” di Maria Cristina Finucci l'11 Aprile 2013. 

Ma ecco cosa dice nella presentazione:
Signore e Signori,
Un enorme cumulo di spazzatura delle dimensioni di un paese è in crescita ogni giorno di più in mezzo all'oceano.

Trasportato dalle correnti, amalgamato nel corso dei decenni, sono i detriti alla deriva, mucchi di plastica, ci vorranno secoli per scomparire.

Si tratta di un terribile atto di accusa contro la nostra negligenza, la nostra cecità, che mette in pericolo l'equilibrio della natura, dei pesci e creature viventi del mare.
Noi non possiamo accettarlo e stiamo lanciando un grido d'allarme.

Questa è la sfida di questa installazione. Il lavoro di Maria Cristina Finucci cui l'UNESCO è lieta di dare 

il benvenuto, sarà presentata alla 55° Biennale di Venezia, a partire dal giugno 2013.
La sua Garbage Patch è lo Stato numero 89. La 89° "Nazione" in mostra alla Biennale.

C'è qualcosa di comico e tragico nel riconoscimento simbolico del nuovo Stato il cui territorio è un ammasso di rifiuti.

Maria Cristina Finucci ci mette di fronte alle nostre responsabilità da affrontare verso il pianeta che ci accoglie e ci nutre, con la nostra responsabilità nei confronti delle generazioni future.
Le Palline multicolori che compongono lo spazio di Maria Cristina Finucci hanno la giocosità dei nostri giochi d'infanzia. Ci siamo comportati come bambini con il nostro pianeta, abbiamo giocato con esso, ora apriamo gli occhi.

Queste palline sono come i chip di poker.
Abbiamo giocato con il nostro pianeta, lo stiamo perdendo, sperando che sia possibile trovare nuovi trucchi in conformità con le leggi del Natura.
L'Arte può certamente aiutare.

Per creare un mondo migliore e più sostenibile, abbiamo molto, se non molto più bisogno di artisti che di scienziati ed economisti - per illuminarci, mobilitarcii.
Per tutto questo, Maria Cristina Finucci, grazie. 
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L'intervista a Maria Cristina Finucci su Exhibart: L'isola che c'è. Ma non si vede



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