28 luglio, 2015

Appello alla città di Gravina

Ricevo questo appello sottoscritto tra gli altri dall'avv. Rino Vendola, dai Consiglieri Angelo Petrara e Lorenzo Carbone, nonché dalla Professoressa Laura Marchetti.
Comunicato stampa
APPELLO PUBBLICO

Ci rivolgiamo, noi sottoscrittori, alla Soprintendenza ai Beni Culturali della Puglia, chiamata istituzionalmente a difendere e tutelare i beni artistici, culturali, storici e memoriali di un territorio, nonché a controllare tutti i progetti privati e pubblici di intervento. Ci rivolgiamo per dissentire sulla facilità e addirittura sciatteria dì aicuni pareri autorizzativi che hanno permesso, a Gravina, lo stravolgimento operato dalla "Rigenerazione Urbana" che ha mutato la fisionomia simbolica e architettonica della città storica e del suo centro antico, mettendo cosi a rischio la memoria, l'identità, il senso collettivo della intera comunità. 

Il nucleo antico della città di Gravina era infatti un tipico luogo di espressione della cultura artigiana e contadina, legato a insediamenti di bellezza vetusta ma anche di sobrietà, costruiti con materiali tradizionali e con conoscenze sedimentate nella mente locale. Orti e cantine, grotte e dolci gradinate, case rupestri e quartieri romani, si fondevano in continuità con i palazzi religiosi e nobiliari attraverso un sistema di strade e di piazze evolutosi nel tempo in armonìa: un sistema di piazze e di strade in cui il popolo rifletteva la sua fatica, la sua sapienza, la sua capacità di tare festa, la sua volontà di riunirsi, prendere decisioni e fare politica. 

Ora, dietro i cantieri della Rigenerazione urbana, quelle piazze e quelle strade cariche di simboli antichi rna anche di valori democratici (Piazza Plebiscito. Piazza delia Repubblica) non esistono più: sono diventate "non luoghi", spazi anonimi e omologati. Una classe politica miope ha trasformato le piazze in rotonde per lo smantellamento del traffico, rotonde di cemento, ornate da palle, panchine, improbabili e volgari fontane di rosso guizzanti, che nulla hanno a che fare con la cultura autoctona ed i valori collettivi. 

Questa devastazione che si va compiendo in questi giorni, anche in condizioni minime di sicurezza allarma la parte più consapevole della comunità di Gravina. I vecchi piangono vedendo distrutta la loro memoria; i giovani ridono per quella cattiva imitazione di Las Vegas; i naturalisti si chiedono perché debbano essere tagliati gli ulivi, gli archeologi lamentano l'ennesima copertura delle neviere, perfino i matematici impazziscono di fronte ad asimmetrici marciapiedi, mentre qualsiasi persona di buon senso si chiede come mai pezzi di pietra aguzza minaccino il Palazzo del Principe.

Sorgono cosi movimenti spontanei che cercano di frenare lo sfregio perpetrato ai danni della città.

Crediamo perciò che le Autorità di presidio estremo, quelle Autorità che hanno apposto timbri e firme contrari allo stesso spirito della "rigenerazione", rivedano le loro precedenti decisioni e intervengano per un sequestro preventivo della intera opera. Figli di questa terra e padri, eviteranno cosi uno sconquasso peggiore e un'onda anomala e drammatica per la vita civile. 

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