10 giugno, 2016

Le malattie mentali rilevate nelle reti sociali.

Un team di ricercatori vuole rendere il computer in grado di catturare l'emozione provata dall'autore di un messaggio sui social network. L'obiettivo: discernere i sintomi di una malattia mentale, come la depressione o l'anoressia. 
http://www.cbc.ca/news/trending/algorithm-monitors-social-media-mental-health-issues-risk-1.3471223

(A Gravina, o Milano) Il telefono squilla: "Ciao, sono il tuo medico. In base alle tue attività su Internet, sei depresso!". 

Una scena realistica in un prossimo futuro? Già da tempo riceviamo annunci mirati in base alle nostre peregrinazioni su Internet. Recentemente, Facebook ci offre una certa scelta di "reazioni" al posto del buon vecchio "mi piace". 

Un team di ricercatori dell'Università di Ottawa si è spinto oltre: sta lavorando allo sviluppo di algoritmi di apprendimento automatico da intelligenza artificiale di un computer per essere in grado di catturare l'emozione sentita da un autore di un messaggio sui social network. 
L'obiettivo: discernere i sintomi di una malattia mentale, come la depressione o l'anoressia. Diana Inkpen, professoressa di informatica e ricercatrice principale del progetto, ha dichiarato: 
"Naturalmente, la macchina non può realmente capire esattamente la mente umana. Piuttosto, parlerei di 'pseudo-comprensione', che fornisce un tasso di precisione dall'80 al 90%".

Per fare questo, il lavoro di preparazione è importante. Dobbiamo definire le parole chiave: 

"I dati sono etichettati da psicologi e psichiatri. Poi il lavoro di esplorazione dei dati (data mining) sarà utilizzato per applicarvi gli algoritmi". 

Gli emoticons sono anche un indicatore potente. Ma così come il linguaggio naturale (quello che parliamo, rispetto a quello delle macchine) non è solo una serie di parole, il modello creato dovrà essere in grado di afferrare il contesto o, più prosaicamente, una negatività. 

Niente di insormontabile per gli algoritmi di apprendimento automatico, che sono in grado di imparare dai "pattern" (modelli, schemi), dice Diana Inkpen, che assicura anche di avere filtri anti-ironia. 

Questo progetto avrà una durata di tre anni e riscuote molto interesse. Ha appena ottenuto un finanziamento di $460.000 (320.000€) dal governo canadese. 

Il campo di applicazione è ampio. Un "profilo utente" potrà essere creato in modo che uno psichiatra possa monitorare un paziente da posizione remota. Diana Inkpen dice: 

"Uno studio di lungo periodo vedrà lo stato normale di una persona e le sue modifiche. Si potrà anche individuare un unico messaggio particolarmente brutto, per esempio, per contrastare il cyberbullismo". 

Ma i modelli individuali potranno anche diventare, attraverso aggregazioni, modelli per le popolazioni: 

"Abbiamo in programma di modellare i gruppi in base alla loro posizione geografica o l'età, al fine di misurare lo stato di salute di una popolazione. Così, le agenzie della salute potranno organizzare le loro attività in modo più efficace". 

In Canada, si pensa subito alla piaga del suicidio nelle zone isolate settentrionali: per esempio, nella comunità aborigena di Attawapiskat, con a mala pena 2000 anime, più di 100 persone, tra cui molti minorenni, hanno cercato di perdere la vita dal settembre del 2015. 


"Kids Help Phone", un'organizzazione che presta ascolto ai giovani in difficoltà, ritiene che le richieste di aiuto avvengano sempre più attraverso internet. Andréanne Deschamps, supervisore capo del servizio: 

"I social network sono un ottimo posto per i giovani dove parlare. Questo è è il luogo dove si sviluppa il senso di comunità e molti condividono i loro sentimenti sulla sua bacheca di Facebook". 

L'anno scorso, l'agenzia ha pubblicato un opuscolo in collaborazione con Facebook Canada per aiutare i giovani a identificare i loro amici nel bisogno. (fb nella prevenzione dei suicidi - it).

Il servizio è riservato e anonimo ("i giovani lo preferiscono così, perché si sentono al sicuro", secondo la Deschamps), "Kids Help Phone" non ha intenzione di andare oltre, in seguito, sui social network. Ma altre voci, compresi i genitori, richiedono più controllo quando i loro figli sono tweeting e likent ... Un esempio che ha fatto molto parlare è quello dell'uomo d'affari del Quebec, Alexandre Taillefer, che, durante una visita alla mostra "Tout le monde en parle" della CBC, disse del suicidio di suo figlio di 14 anni. 


"Mio figlio ha inviato un segnale su Internet a maggio. É stato attraverso il sito Twitch, ora proprietà di Amazon. Segnali di chiamata molto chiari, con la parola suicidio nelle note, su questo sito. Amazon, che, pure, è in grado di rilevare se si desiderano scarpe rosse con delle parole chiave, non ha alcun interesse se si scrive 'suicidio'. Penso che abbiamo bisogno di cambiare le cose".

Il progetto della Università di Ottawa dovrebbe confortare papà Alexandre Taillefer. Ma fa venire i brividi ad André Mondoux, professore presso la Scuola dell'Università del Quebec a Montreal (UQAM) e specialista nel monitoraggio sui social network: 

"... grandi quantitativi di dati? funzioneranno? Sì, ma c'è un costo che può annullare i benefici". 

Secondo lui, questo tipo di progetto rientra in una logica di neoliberismo: relegare qualsiasi azione ad una questione individuale o comportamentale, occultando così i problemi della società. 

"Un allarme suonerà al medico o psichiatra che mi chiamerà per dirmi di prendere la mia piccola pillola, ma non avremo mai affrontato la causa. La vera prevenzione è chiedersi perché la gente è depressa". 

E continua: "Non sto dicendo che non funzionerà. Ma controllando il comportamento di una persona da posizione remota, gli si chiede anche di adottare un comportamento diverso, ispirato o suggerito in tempo reale, che è pericolosamente vicino ad una forma di condizionamento. Sotto l'apparenza di un aiuto, allora, si rischia di immergersi in un orrore ancora più grande". 

Per il prof. Mondoux, questo approccio è molto simile alla "polizia predittiva", che ha lo scopo di indirizzare le persone o le aree a rischio di reato verso i Big Data

Diana Inkpen riconosce che esistono rischi, ma, dice, "non si può fermare il progresso. Il problema non è la tecnologia, ma la mano che la usa male".

Ci ricorda che il suo obiettivo principale è quello di proteggere, in particolare contro il cyberstalking, male di sempre e più diffuso, come possono attestare Andréanne Deschamps di 'Kids Help Phone'.

"Quindici anni fa, la casa era una zona protetta. Ora i giovani ricevono messaggi intimidatori su Facebook. La minaccia è permanente". 

Possiamo allora pensare, al contrario, che le reti sociali influenzino la salute mentale degli adolescenti? Uno studio della Ottawa City Health Agency stabilì nel mese di agosto 2015 la connessione (couplage) dell'utilizzo importante dei social network (più di due ore al giorno) e la cattiva salute mentale: gli adolescenti con problemi psicologici sono più propensi a utilizzare i social network che a loro volta alimentano la depressione e perfino i desideri suicidi. 

L'intelligenza artificiale può rompere questo circolo vizioso, come auspicato dal professor Inkpen? Ci mancano tre anni per dimostrarlo. 

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