16 dicembre, 2024

Più del 40% delle terre emerse sono scomparse

Un rapporto delle Nazioni Unite fa il punto sulla crescente desertificazione, un fenomeno globale strettamente legato alle emissioni di gas serra di origine umana. La sua pubblicazione era prevista per la COP16 sulla desertificazione. 
 
https://www.nytimes.com/2024/12/09/climate/global-desertification.htmlNel corso della Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sulla lotta alla desertificazione (UNCCD), COP16 Desertification,  a Riad, in Arabia Saudita, un rapporto scientifico delle Nazioni Unite mette in guardia dall’aridificazione delle terre emerse. 

Reso pubblico lunedì 9 dicembre, questo studio realizzato da un gruppo di esperti descrive “una minaccia esistenziale globale”, riferisce il New York Times

Perché “se la traiettoria continua, fino a 5 miliardi di persone potrebbero vivere in zone aride nel 2100, con suoli impoveriti, risorse idriche in diminuzione ed ecosistemi in via di scomparsa”, dice il sito LiveScience

Secondo il rapporto, intitolato “La minaccia globale del prosciugamento del territorio: tendenze dell’aridità regionale e globale e proiezioni future”, il 77,6% della superficie terrestre mondiale si è prosciugata negli ultimi tre decenni. Sono particolarmente colpiti quasi tutta l’Europa, gli Stati Uniti occidentali, il Brasile, l’Asia orientale e l’Africa centrale. 

Le superfici aride si sono espanse fino a raggiungere un’area più grande dell’India, fino a coprire oggi il 40,6% della superficie terrestre, esclusa l’Antartide. 

Il Sud Sudan e la Tanzania sono i paesi con la più alta percentuale di terre fertili trasformate in zone aride, e la zona più estesa è diventata arida in Cina. 

Come sottolinea The Guardian, “nel 2020, circa il 30% della popolazione mondiale – ovvero 2,3 miliardi di persone – viveva in zone aride, rispetto al 22,5% nel 1990”. 

Citato dal quotidiano britannico, Ibrahim Thiaw, segretario esecutivo dell'UNCCD, spiega: 
A differenza della siccità, che è temporanea, l’aridificazione è una trasformazione permanente e irreversibile”. 

Le zone aride sono in permanente deficit idrico: più acqua lascia il suolo attraverso i processi di evaporazione e traspirazione delle piante di quanta ne entra sotto forma di pioggia o neve, indica il New York Times. 

La desertificazione ha conseguenze misurabili sullo sviluppo: gli esperti dell’UNCCD hanno calcolato che è responsabile di un calo del 12% del prodotto interno lordo nei paesi africani tra il 1990 e il 2015. 

Gli scienziati dell’UNCCD puntano il dito contro il principale colpevole: le emissioni di gas serra industriali. 

Per la prima volta, un organismo scientifico delle Nazioni Unite avverte che l’uso di combustibili fossili sta causando un prosciugamento permanente in gran parte del mondo”, spiega Barron Orr dell’UNCCD, citato dal Guardian. 

Il New York Times avverte che “se i paesi non fermano l’aumento delle temperature, ancora più luoghi saranno esposti a tempeste di sabbia e polvere, incendi, scarsità d’acqua, cattivi raccolti e desertificazione”. 

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