Un rapporto scientifico stabilisce che c'è un legame diretto tra le emissioni di anidride carbonica e il restringimento dei ghiacci.
I ricercatori hanno stabilito che per ogni tonnellata di anidride carbonica (CO2) emessa in atmosfera, si produce un riscaldamento che riduce di tre metri quadrati il ghiaccio artico. Lo studio, pubblicato giovedi 3 sulla rivista Science, si propone di aumentare la consapevolezza della responsabilità individuale nei confronti dei cambiamenti climatici.
Esso mira inoltre a correggere gli attuali modelli climatici, che secondo numerosi studi sottovalutano la perdita di ghiaccio.
Una tonnellata di CO2 è l'equivalente di un volo passeggeri da New York a una destinazione europea, o 4.000 km di viaggio in auto, dice Dirk Notz, climatologo presso l'Istituto Max Planck per la meteorologia ad Amburgo, in Germania, uno dei due autori dello studio.
"Il cambiamento climatico è spesso pensato come un concetto astratto e il nostro studio aiuta a cambiare questa percezione", ha detto Julienne Stroeve del National Snow and Ice Data Center (NSIDC) in Colorado e docente di glaciologia presso l'University College di Londra.
Esso mira inoltre a correggere gli attuali modelli climatici, che secondo numerosi studi sottovalutano la perdita di ghiaccio.
Una tonnellata di CO2 è l'equivalente di un volo passeggeri da New York a una destinazione europea, o 4.000 km di viaggio in auto, dice Dirk Notz, climatologo presso l'Istituto Max Planck per la meteorologia ad Amburgo, in Germania, uno dei due autori dello studio.
"Il cambiamento climatico è spesso pensato come un concetto astratto e il nostro studio aiuta a cambiare questa percezione", ha detto Julienne Stroeve del National Snow and Ice Data Center (NSIDC) in Colorado e docente di glaciologia presso l'University College di Londra.
Quest'anno l'estensione del ghiaccio nell'Oceano Artico ha raggiunto un minimo annuo di 4,14 milioni di km2, il secondo più basso dall'inizio delle osservazioni satellitari nel 1979, molto vicino al record del 2007.
Il rapido ritiro dei ghiacci marini dell'artico è uno degli indicatori più diretti del riscaldamento globale, osservano i ricercatori.
Negli ultimi 40 anni, il ghiaccio artico si è dimezzato in estate e potrebbe scomparire del tutto, durante questa stagione, entro la metà del secolo, se non ci sarà una rapida riduzione delle emissioni di CO2.
Per correggere la sottovalutazione circa lo scioglimento del ghiacci nei modelli e ottenere proiezioni più accurate sul futuro del ghiaccio marino, questi ricercatori si sono basati su osservazioni dirette tra il 1953 e il 1978 dell' Hadley Center, dei ghiacci e delle temperature oceaniche del Met Office britannico e dei dati raccolti tra il 1979 e il 2015 dal Centro satellitare statunitense della neve e del ghiaccio (NSIDC).
Gli autori hanno concluso che vi era una correlazione diretta tra le emissioni di CO2 e la zona di ghiaccio marino artico in estate.
Questo nuovo studio ha anche trovato che la limitazione a 2 gradi Celsius di incremento della temperatura globale rispetto all'età preindustriale non è sufficiente per consentire al ghiaccio artico di sopravvivere d'estate, perché tale riscaldamento corrisponderebbe ad un aumento di oltre un trilione di tonnellate di emissioni di CO2 entro il 2100.
Per evitare lo scenario di una completa scomparsa del ghiaccio marino nella stagione più calda, bisognerebbe limitare l'ascesa della colonnina del mercurio di 1,5° C, come si disse nel COP21 a Parigi alla fine del 2015.
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