Alcuni ricercatori statunitensi hanno scoperto che gli errori giudiziari hanno più probabilità di essere perpetrati per le condanne a morte.
Almeno il 4,1% dei detenuti, nel braccio della morte negli Stati Uniti, sono probabilmente innocenti, ma molti altri non saranno mai identificati o rilasciati perché la loro pena è stata commutata. Lo afferma uno studio pubblicato Lunedi dall'American Academy of Sciences.
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"Gli errori giudiziari hanno, dunque, molte più probabilità di essere individuati nei casi di condanne a morte", perché i condannati alla pena capitale ricevono maggiore attenzione, dal "semplice agente di polizia sulla scena del crimine al Presidente della Corte Suprema degli Stati Uniti", cosi dice la ricerca pubblicata sulla rivista PNAS (Proceedings of National Academy of Sciences).
Questo studio, il primo nel suo genere, ha utilizzato un metodo statistico utilizzato in medicina per valutare l'efficacia di un farmaco che riduca la mortalità. In questo caso, si è stimata la percentuale di condannati a morte la cui innocenza sarebbe stata stabilita se fossero rimasti nel braccio della morte, avendo, quindi, ricevuto le stesse risorse per difendersi.
"Quando si è condannati a morte il rischio di essere eliminati è molto più alto se si è ancora nel braccio della morte", lo ha detto il professor Samuel Ross dell'AFP, uno dei quattro co-autori dello studio. Orbene, "quasi i due terzi nel braccio della morte hanno la loro pena commutata dopo un processo di appello e la stragrande maggioranza delle persone innocenti, condannate a morte non vengono mai identificate e rilasciate".
Questo studio "con caratura scientifica" si basa su 7482 condannati a morte tra il gennaio 1974 e dicembre 2004, per il 12,6% vi è stata l'esecuzione, l'1,6% dichiarato innocente, il 4% è morto in carcere, il 46,1% è rimasto nel corridoio della morte e il 35,8% ha visto le proprie sentenze commutata in ergastolo o condanne minori.
Quando si constati che 138 prigionieri, cioè l'1,6% dei condannati a morte, sono stati prosciolti e liberati, conclude lo studio, sulla base di stime statistiche, tale tasso dovrebbe in realtà essere di "almeno 4,1%" e avverte che è "probabilmente sottostimato".
"Con il margine di errore di oltre il 4%, al momento del processo, è assolutamente certo che molti dei 1.320 giustiziati dal 1977 erano innocenti",
così la ricerca mette in guardia, senza avventurarsi nel dare una cifra precisa. Lo studio rileva inoltre che le giurie sono restie a pronunciare una sentenza di condanna a morte e nel caso di "dubbi persistenti sulla colpevolezza degli imputati", preferiscono optare per l'ergastolo piuttosto che la punizione finale.
"Il risultato è che la stragrande maggioranza delle persone innocenti condannate a morte negli Stati Uniti non vengono eliminate o rilasciate. Sono condannate o ricondannate al carcere a vita e dimenticate", così conclude lo studio.
Un articolo del
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Clayton D. Lockett, a sinistra, è morto di un attacco cardiaco Martedì dopo la sua esecuzione andata storta in Oklahoma. Una seconda esecuzione, quella di Carlo F. Warner, a destra, è stata poi rinviata.
Per la prima volta in ottanta anni, lo stato di Oklahoma doveva effettuare una doppia esecuzione. Con un nuovo dispositivo mai testato: sedativi, anestetici e cloruro di potassio in dose letale.
Tre minuti dopo l'iniezione, il condannato ha iniziato a muoversi e parlare. L'inizio del calvario: per 45 minuti, ha sofferto prima di morire martirizzato. Una vena rotta a impediva l'azione sedativa "efficace".
Così, ovviamente, la seconda esecuzione è stata rinviata.
Un articolo del
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Vedi anche
non-vi-sia-alcuna-complicita-con-la-pena-di-morte