07 luglio, 2013

La nuova rivoluzione borghese - Francis Fukuyama - The Wall street Journal

di ieri

La rivoluzione della borghesia. 
Francis Fukuyama


L'instabilità politica in alcuni paesi, da un capo all'altro del mondo hanno un tema comune: l'incapacità dei governi di rispondere alle crescenti aspettative delle nuove classi medie, benestanti ed istruite, scrive il famoso filosofo ed economista americano, riportato da THE Wall Street Journal.
Da circa dieci anni, molte persone considerano la Turchia e il Brasile modelli di successo economico, mercati emergenti, che esercitano sempre più la loro influenza sulla scena internazionale. 
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Tuttavia, da circa tre mesi, questi due paesi sono paralizzati da enormi manifestazioni in cui le persone esprimono la loro insoddisfazione per le azioni del loro governo. 
Due domande sorgono naturalmente: 
Che cosa sta succedendo? 
Queste rivolte potrebbero diffondersi in altri paesi?

Il filo rosso che lega i recenti avvenimenti in Turchia e Brasile, così come la primavera araba del 2011 e le persistenti proteste in Cina, sono il segno di una nuova montante classe media nel mondo. 
Dovunque sia apparsa, ha portato ad un'ondata di disordini politici, ma raramente è riuscita a produrre un cambiamento politico duraturo. Nulla di ciò che abbiamo visto ultimamente nelle strade di Istanbul e Rio de Janeiro provano che questi casi saranno eccezioni.


Nessun legame con la classe dirigente
In Turchia e Brasile, come già in Tunisia e in Egitto, la protesta politica è stata effettuata non già dai poveri, ma da giovani che godono di un livello di istruzione significativamente superiore alla media. Padroneggiano gli strumenti tecnologici e utilizzano i social network come Facebook e Twitter per diffondere informazioni e organizzare manifestazioni. Anche se vivono in paesi che organizzano regolarmente elezioni democratiche, non sentono alcun legame con l'élite politica.

In Turchia, sfidano l'urbanizzazione selvaggia ed il primo ministro Recep Tayyip Erdogan, con la sua politica autoritaria. In Brasile, sono contro una classe politica ormai consolidata e corrotta fino al midollo, che sostiene progetti di prestigio, come la Coppa del Mondo e le Olimpiadi di Rio, quando non è in grado di assicurare i servizi pubblici di base come la sanità e l'istruzione.

Per loro, il passato militante della presidente del Brasile Dilma Rousseff, imprigionata durante la dittatura militare negli anni settanta e figura di spicco del Partito dei Lavoratori (PT), non è sufficiente. Essi credono che il partito si sia lasciato irretire dal "sistema" corrotto, come evidenziato da un recente scandalo, ed ora è in parte responsabile dell'inefficienza e la mancanza di reattività del governo.

Da almeno dieci anni, il mondo degli affari non parla che dell'aumento della "classe media globale". Nel 2008, un rapporto di Goldman Sachs definisce questo gruppo tra quelli con un fatturato annuo tra 6.000 e 30.000 dollari (€ 4.600 e 23.000), e ha previsto che supereranno di ulteriori 2 miliardi di altre persone entro il 2030. 


Una relazione del 2012 svolta dall'Istituto per gli studi sulla sicurezza dell'Unione europea, basata a sua volta su di una definizione più ampia della classe media, afferma che il numero di questa categoria passerebbe da 1,8 miliardi di oggi a 3,2 miliardi nel 2020 e 4,9 miliardi nel 2030 (per una popolazione mondiale prevista di 8,3 miliardi di persone).
La maggior parte di questa crescita si concentrerà in Asia, in particolare Cina e India, ma questa tendenza continuerà in ogni regione del mondo, compresa l'Africa, dove, secondo la Banca Africana di Sviluppo (AfDB), la classe media è già formata da più di 300 milioni di persone.

Le aziende si fregano le mani al solo pensiero dell'emergere della classe media, che è una fonte enorme di nuovi consumatori. Gli economisti e gli analisti del business generalmente definiscono le classi medie in termini monetari semplici, sono compresi in questa categoria tutti coloro che sono al centro della distribuzione del reddito del loro paese, o al di là del livello assoluto di consumo individuabile al di sopra del livello di sussistenza dei poveri. 


Le rivoluzioni francese, bolscevica e cinese erano tutte formate da cittadini di classi medie scontente.
Orbene, lo stato della classe media è definita molto meglio da istruzione, professione e possesso di beni, criteri molto più rilevanti per prevederne il comportamento politico. Praticamente tutti gli studi internazionali, ivi compresi i recenti studi del Pew e la World Values ​​Survey (WVS) presso la University of Michigan Institute, individuano una correlazione tra i livelli più elevati di istruzione e il valore che gli individui attribuiscono alla democrazia, alle libertà individuali ed alla tolleranza per gli stili di vita alternativi.


La gente della classe media aspira alla sicurezza per le loro famiglie, ma è anche molto esigente nelle scelte e nelle opportunità per se stessi. Gli individui con livelli di istruzione secondaria si interessano agli affari internazionali e spesso comunicano attraverso le tecnologie dell'informazione con persone appartenenti alla stessa classe di altri paesi.


Le famiglie che dispongono di beni durevoli (una casa o un appartamento, per esempio) diventano più attivi ed impegnati in politica, perché è appunto la proprietà che il governo potrebbe sottarre loro. Nella misura in cui le classi medie sono in genere quelle che pagano le tasse, hanno un interesse in ciò che lo Stato responsabile rendiconta pubblicamente. Ancora più importante, i nuovi arrivati ​​in questa categoria sono più probabilmente chiamati all'azione, sarebbe ciò che il politologo Samuel Huntington chiama "il difetto" - vale a dire l'incapacità della Società di soddisfare la esigenze in rapida evoluzione del progresso socio-economico. Mentre i poveri lottano per sopravvivere giorno dopo giorno, la classe media frustrata ha più probabilità di impegnarsi nell'attivismo politico per ottenerne soddisfazioni.


Questa dinamica è stata evidente nella primavera araba, dove le manifestazioni a favore di un cambiamento di regime sono state condotte da decine di migliaia di giovani relativamente ben istruiti. Tunisia ed Egitto hanno prodotto un gran numero di diplomati dell'istruzione superiore rispetto alla generazione precedente. Ma il governo autoritario di Zine El-Abidine Ben Ali e Hosni Mubarak erano incastrati negli schemi classici del capitalismo clientelare, nel quale le opportunità economiche erano in gran parte dipendenti dalle relazioni con il potere politico. Nel contempo, nessuno di questi paesi ha sperimentato una crescita economica abbastanza rapida e tale da fornire occupazione ai giovani sempre più numerosi. Ecco ciò che ha innescato la rivoluzione politica.

Questo fenomeno non è una novità. Le rivoluzioni francese, bolscevica e cinese erano tutti vissute da una classe media scontenta, anche se i contadini, i lavoratori ed i poveri sono stati poi in grado di influire nella loro fase finale. Durante la "Primavera dei popoli" nel 1848, le rivoluzioni scoppiarono in quasi tutti i paesi europei e sono state la diretta conseguenza dello sviluppo della classe media nel corso dei decenni precedenti.

La popolarità del primo ministro Erdogan, per esempio, si manifesta soprattutto al di fuori dei centri urbani, mentre nella maggior parte dei casi sono i nuovi arrivati nelle ​​classi medie quelli che mandano avanti le proteste, le sommosse e, a volte, le rivoluzioni, anche se raramente riescono a produrre cambiamenti politici a lungo termine. Ciò accade per il semplice motivo che nei paesi in via di sviluppo, la classe media, è in genere una piccola minoranza della società, essa stessa attraversata da divisioni interne. Fatta salva la capacità di radunare altri componenti della società in un movimento di coalizione, raramente riesce a produrre un cambiamento politico duraturo.

Così, dopo aver prodotto il licenziamento dei rispettivi dittatori, i giovani manifestanti a Tunisi o piazza Tahrir del Cairo non sono riusciti a mantenere lo slancio dell'organizzazione dei partiti politici per essere in grado di stare in piedi fino alle elezioni nazionali. Gli studenti, in particolare, non sanno assolutamente educare e coinvolgere i contadini o la classe operaia al fine di creare un'ampia coalizione politica. I partiti islamici - Ennahda in Tunisia e dei Fratelli musulmani in Egitto - hanno una base sociale tra la popolazione rurale, dopo aver sofferto la persecuzione politica per anni, sono maestri nell'arte di organizzare i loro sostenitori meno istruiti, il che ha garantito la vittoria nelle prime elezioni dopo la caduta di regimi autoritari.

Potrebbe anche darsi che la stessa cosa accada per i manifestanti turchi. Il primo ministro Erdogan è popolare al di fuori dei centri urbani del paese e non ha esitato a mobilitare i membri del suo stesso partito, il Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) per rispondere adeguatamente ai suoi avversari. Inoltre, la classe media turca è divisa. La crescita notevole che il paese ha conseguito negli ultimi dieci anni è stata alimentata in gran parte da una nuova classe media, religiosa e animata da uno spirito di impresa, che ha sostenuto con forza l'AKP e Erdogan.

Questo gruppo sociale sta lavorando sodo e risparmia. Ha molte qualità che il sociologo Max Weber ha assimilato al puritanesimo cristiano della prima Europa moderna e che, secondo lui, era la base dello sviluppo capitalistico. Invece, gli abitanti delle città scesi in piazza in Turchia sono più laici e moderni come gli omologhi in Europa e in America. Non solo questo gruppo è probabile che venga sottoposto ad una repressione feroce da un primo ministro dagli istinti autoritari, ma dovrà sicuramente lottare faticosamente per unirsi con le altre classi sociali, difficoltà che hanno compromesso movimenti simili in Russia, Ucraina e altrove.

La Presidente Rousseff ha un'occasione d'oro. La situazione del Brasile è molto diversa. I manifestanti non dovranno temere un giro di vite del governo di Dilma Rousseff. La sfida è piuttosto quello di evitare la cooptazione a lungo termine dei politici corrotti, molto ben consolidata nel tempo, che sono attualmente al potere. Il fatto che un individuo appartenga alla classe media, non significa che automaticamente difenda la democrazia e un governo "pulito". In realtà, gran parte dell'ex borghesia brasiliana ha lavorato nel settore pubblico, dove ha avuto a che fare con il nepotismo e il controllo statale sull'economia. In Brasile, così come nei paesi asiatici, come la Thailandia e la Cina, le classi medie hanno sostenuto governi autoritari quando li hanno visti come il modo migliore per garantire il loro futuro economico.
Il recente lancio della crescita economica brasiliana ha portato ad una diversa e più intraprendente borghesia, radicata nel settore privato. Ma per difendere i suoi interessi, questo gruppo ha due opzioni: 
da una parte, minoritaria imprenditoriale potrebbe costituire il nucleo di una coalizione di classe media desiderosa di riforma sino in fondo del sistema politico, facendo pressione sulla classe politica per costringerla alla responsabilità e la modifica delle norme che spianano la strada al clientelismo. Questo è quello che è successo negli Stati Uniti [tra il 1890 e il 1920], quando una vasta mobilitazione della classe media è stata in grado di ottenere il sostegno per la riforma della pubblica amministrazione e per la fine del clientelismo il XIX secolo. 
Dall'altra, i membri della classe media urbana potrebbero disperdere le loro energie sui temi sbagliati, come la politica di identità, o lasciarsi comprare singolarmente da un sistema che premia generosamente coloro che imparano a entrare nei giochetti della politica .

Nulla garantisce che dopo questi eventi il Brasile scelga la via delle riforme. Questo dipenderà in gran parte dal potere. La presidente Rousseff ha un'occasione d'oro per scegliere la via delle riforme poggiando sul pretesto delle sollevazioni popolari e rilanciando così una riforma sistemica più amiziosa. Finora, è stata molta cauta e, nella misura in cui essa è soggetta ai vincoli del suo partito e della sua coalizione politica, non sappiamo fino a che punto è disposta ad affrontare il vecchio ordine costituito. Ma proprio come nel 1881, quando l'assassinio del presidente James A. Garfield da un candidato non eletto ad un incarico diplomatico aveva fornito l'opportunità di intraprendere importanti riforme di moralizzazione della vita pubblica negli Stati Uniti, il Brasile potrebbe beneficiare degli eventi e cambiare radicalmente direzione.

La crescita economica globale iniziata nel 1970 - segnata dal quadruplicarsi delle attività economiche in tutto il mondo - ha cambiato la situazione sociale in tutti i paesi. Nei cosiddetti "mercati emergenti", le classi medie sono ora più numerose, più ricche, più istruite e più che mai connesse con la tecnologia.
 Nel mondo ricco, peraltro, la generazione adulta ha tradito le giovani generazioni.
Questi sono i fattori che hanno implicazioni significative, per esempio, per la Cina, qua la classe media si conta in centinaia di milioni di persone che rappresentano un terzo della popolazione totale. Queste sono persone che comunicano con Sina Weibo - Il Twitter cinese - e si sono abituate a esporre e lamentarsi dell'arroganza e della doppiezza del governo e della nomenklatura del partito. Chiedono una società più libera, ma niente ci dice se, nel breve termine, essi chiederanno una democrazia basata sul suffragio universale. Questo gruppo sarà particolarmente ascoltato quando, nel prossimo decennio, la Cina passerà da un sistema con aziende a medio reddito ad aziende ad alto reddito. Il tasso di crescita economica ha già subito un rallentamento da due anni e bisognerà necessariamente tornare a un livello più modesto, come accade per le economie mature. I meccanismi di produzione ed impiego in ascesa dal 1978 non risponde più a quei ritmi. Ogni anno, sono già 6-7.000.000 i laureati sfornati dalle università cinesi, e hanno meno opportunità di lavoro rispetto ai loro genitori della vecchia classe operaia. Mentre c'è da qualche parte una "pausa" tra il rapido cambiamento delle aspettative e la realtà deludente che si verificata in Cina e che proseguirà nei prossimi anni, con un prevedibile impatto significativo sulla stabilità stessa del paese. 

In Cina, come in altre parti del mondo in via di sviluppo, la nascita di una nuova classe media sta alla base del fenomeno Moises Naim del Carnegie Endowment for International Peace, descritto come "la fine del potere." Le classi medie sono state in prima linea per protestare contro l'abuso di potere in paesi democratici così come nelle dittature. Ora devono convertire queste proteste in cambiamenti politici durevoli espressi con un rinnovamento istituzionale e nuovi orientamenti politici. In America Latina, il Cile si è distinto per crescita economica ed efficacia del suo sistema politico democratico. Tuttavia, negli ultimi anni c'è stato un aumento esponenziale nelle manifestazioni di studenti che denunciano le carenze del sistema di istruzione pubblica del Paese.

La nuova classe media non rappresenta affatto una sfida ai regimi autoritari o alle giovani democrazie. Nessuna democrazia consolidata deve credere che possa dormire sugli allori per il semplice fatto che organizza le elezioni e che i sondaggi d'opinione favoriscano i suoi leader. Forte della sua autorità e delle nuove tecnologie, la classe media si mostrerà estremamente esigente in tutto e per tutto verso la sua classe politica.

Gli Stati Uniti e l'Europa stanno vivendo una crescita anemica e una disoccupazione elevata e persistente che tra i giovani di paesi come la Spagna ha raggiunto il 50%. Nel mondo ricco, la generazione adulta ha anche tradito la generazione più giovane, lasciando i suoi debiti paralizzanti. Nessun politico americano o europeo dovrebbe osservare con piacere gli eventi che si svolgono per le strade di Istanbul e San Paolo. Sarebbe un grave errore pensare che "non possano accadere anche qui."
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