Su Internet, i cittadini accettano di essere guardati in un modo che troverebbero intollerabile nella vita reale. Come ci siamo arrivati? Si chiede la rivista britannica New Statesman.
Immaginiamo questo scenario, siamo a casa.
“Davanti a casa c'è uno sconosciuto. Non sappiamo chi sia. È presente 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana e si comporta come un vero ficcanaso. Si ferma e interroga tutte le persone che vengono a trovarci, prende atto della loro identità e scarica tutti i loro dati su un dispositivo. Fa lo stesso con noi, registra le nostre chiamate, messaggi, e-mail'.
“Davanti a casa c'è uno sconosciuto. Non sappiamo chi sia. È presente 24 ore al giorno, 7 giorni alla settimana e si comporta come un vero ficcanaso. Si ferma e interroga tutte le persone che vengono a trovarci, prende atto della loro identità e scarica tutti i loro dati su un dispositivo. Fa lo stesso con noi, registra le nostre chiamate, messaggi, e-mail'.
Questo è lo spaventoso scenario che 'ti sembrerebbe intollerabile nella vita reale', osserva il settimanale New Statesman. 'Eppure, è esattamente quello a cui dai il tuo consenso quando accetti i termini e le condizioni' di un colosso del web.
La rivista britannica pone un interrogativo: 'Come ci siamo arrivati?' O, in altre parole, firmiamo 'la condanna a morte per la nostra vita privata'.
Se siamo d'accordo, è certamente perché "accettiamo che queste aziende, i social network in primis, forniscano servizi che ci sono utili, o perché non possiamo ancora immaginare l'estensione dei dati raccolti e come siano e saranno utilizzati per monitorarci”.
Perché nella giungla digitale, l'economia si basa su 'dati raccolti e poi venduti attraverso un attento monitoraggio di tutto ciò che facciamo quando utilizziamo queste piattaforme'.
In questo contesto, la rivista di sinistra addita la responsabilità dei governi "che non hanno fatto nulla per due decenni contro il potere della tecnologia. Questa sorveglianza capitalista era possibile perché avveniva in un ambiente privo di un quadro giuridico”.
Inevitabile sorge la domanda per New Statesman dell'impatto di questa 'distopia che stiamo costruendo da zero a spese della libertà e della democrazia'.
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