23 maggio, 2017

Come l'autobiografia di una migrante diventa virale. 'Io non ho talento'

Sconosciuta fino a pochi giorni fa Fan Yusu si é raccontata in un testo pubblicato in un blog letterario. Il social network wechat, poi, l'ha resa famosa in poche ore. 
 
Interrogata da diversi giornalisti, garantisce di essere la prima a sorprendersi. "Non ho alcun talento. ... Non avrei mai sognato di cambiare il corso della mia vita con la mia penna", riporta The Guardian in un articolo a lei dedicato. 

Niente faceva minimamente supporre, a priori, che questa nativa cinese di Hubei, della Cina centrale, diventasse famosa. Come milioni di suoi connazionali, Fan Yusu lasciò il suo villaggio per andare a vivere a Pechino. 

Lei aveva 20 anni. Quasi un quarto di secolo più tardi, ha voluto condividere la sua esperienza. Pubblicata su un blog letterario il 24 aprile, "la sua storia in modo fulmineo é diventata virale", dice il sito China Digital Times, che pubblica, in inglese, parte del racconto. 

Ha colpito dritto al cuore degli Internauti cinesi, che in maniera massiccia hanno condiviso su Wechat", il social network con 800 milioni di utenti in Cina. 

Il South China Morning Post dice: "In appena ventiquattr'ore, (la sua storia) è stata condivisa più di 100.000 volte e ha ricevuto più di 20.000 commenti. Fan é diventata dalla notte al giorno l'autrice più ricercata in Cina. Durante una visita nel povero quartiere dove vive, una trentina di chilometri dal centro di Pechino, almeno una ventina di giornalisti ed editori hanno fatto ressa alla sua porta. Un abitante del villaggio riferisce che era scappata a nascondersi perché si sentiva sopraffatto dalla curiosità". 

Fan Yusu iniziò a lavorare a 12 anni. "É stata difficile da sopportare la monotonia della vita di campagna. Era come guardare il cielo dal fondo di un pozzo" , ha scritto. Dopo alcuni anni, la giovane donna cercava la sua fortuna a Pechino: finalmente la città "il vasto mondo"... ma la disillusione era in agguato. 

Vittima di un marito violento, Fan decise di tornare a vivere con la sua famiglia in Hubei, ma ne venne respinta con la motivazione che "una donna sposata non appartiene alla famiglia dei suoi genitori".

Il Quotidiano del Popolo ne parla così: ritorna a Pechino, Fan Yuzu, per un lavoro da governante per conto di un milionario. Mentre si prende cura del figlio che quest'uomo ha avuto con la sua amante, lei stessa, privata dei suoi due figli; ha dovuto lasciarli ad una nutrice per lavorare: "Ho spesso dovuto alzarmi di notte per prendermi cura del bambino ... non ho potuto fare a meno di pensare poi alle mie figlie. Erano notti da incubo senza la madre al loro fianco? Singhiozzavano? Mi capitava spesso di piangere. Fortunatamente, ... non c'era nessuno a notarlo".

Secondo il South China Morning Post, il suo impatto è stato tale che il testo di Yuzu è stato tale da essere "recensito dal Quotidiano del Popolo, organo del Partito comunista, benchè contenesse critiche contro il sistema". L'articolo ammette, secondo il South China Morning Post che "non dobbiamo ignorare la sofferenza personale ed i problemi sociali descritti in questo testo, come le questioni dell'istruzione dei bambini, dei lavoratori migranti ed i risarcimenti per la terra (da cui i contadini vengono espulsi)".

Se si sfoglia il sito Sixth Tone, la storia di Fun rappresenta tutt'altro che un caso isolato. Lei è, si legge, "l'ultimo esempio di lavoratrice migrante che diventa famosa per la sua produzione artistica. Grazie alle piattaforme di pubblicazione come Wechat [...] e il crescente desiderio dei lettori di storie non-fiction, centrate su esseri umani, trovare un vasto pubblico non è mai stato così facile. Tra i tanti migranti (nel quartiere Fan) v'è anche Ruo Li, diventato famoso per le sue poesie".

Pechino, dice anche il sito, è "la culla degli Jiu Ye, un gruppo che dà concerti in tutto il paese, con canzoni che parlano la vita dei migranti". 

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