L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) chiede di combattere questo fenomeno, in particolare mantenendo i prezzi elevati.
L'eccessivo consumo di alcol fa sì che le persone in 52 paesi perdano in media quasi un anno di aspettativa di vita, a causa delle malattie e degli incidenti che provoca, secondo un rapporto dell'OCSE pubblicato mercoledì.
'L'aspettativa di vita sarà inferiore di quasi un anno (0,9) nei successivi 30 anni a causa di malattie e infortuni' causati dal 'consumo dannoso di alcol', calcola l'OCSE in questo rapporto, che copre 52 paesi dell'OCSE, l'Unione europea e il Gruppo dei 20 (G20).
L'organizzazione internazionale incoraggia quindi i paesi a 'raddoppiare gli sforzi per combattere' questo fenomeno, in particolare limitando la promozione dell'alcol ai bambini e incoraggiando prezzi più alti.
Gli otto paesi più colpiti si trovano tutti nell'Europa centrale e orientale, con un'aspettativa di vita inferiore da 1,4 a 1,8 anni, con Lituania, Russia e Polonia in testa alla classifica. La Francia è appena sopra la media, l'Italia al 28* posto (7,8 lt pro capite), mentre la Turchia e Israele sembrano essere i meno preoccupati.
Non esiste un livello di consumo di alcol scientificamente riconosciuto come sicuro per la salute. Nel contesto di questo rapporto, l'OCSE definisce 'consumo dannoso di alcol', il superamento 'di una soglia di rischio inferiore' fissata a 'più di una bevanda alcolica al giorno per le donne e 1,5 bevande per gli Uomini'.
I risultati sono stati ottenuti confrontando l'aspettativa di vita nel 2050 se gli attuali modelli di consumo persistono con uno scenario in cui il consumo non supera questa 'soglia di minimo rischio'.
L'OCSE pone inoltre l'onere al 2,4% della spesa sanitaria totale e stima che il PIL sarà inferiore in media dell'1,6% ogni anno nei paesi OCSE nei prossimi 30 anni se le cose non cambieranno.
I dati in questo rapporto provengono da prima della pandemia di Covid-19. Secondo un sondaggio condotto a maggio e giugno 2020 in 11 paesi, mentre il 42% degli intervistati afferma di non aver modificato il proprio consumo di alcol, il 36% ritiene di averlo aumentato, mentre solo il 22% afferma di averlo ridotto.
La pandemia COVID-19 ha cambiato in modo significativo lo stile di vita delle persone, comprese le abitudini di consumo di alcol. La crisi ha intensificato alcuni dei danni e dei problemi derivanti dal consumo dannoso di alcol
'Le donne, i genitori di bambini piccoli, quelli con redditi più alti e quelli con sintomi di depressione e ansia' sono stati quelli che 'hanno riportato i maggiori aumenti del consumo di alcol'.
Secondo l'organizzazione, 'la strategia più efficace' per combattere il consumo dannoso di alcol è 'limitare la promozione dell'alcol ai bambini', 'rafforzare i controlli di polizia per prevenire gli incidenti stradali dovuti all'alcol', 'sviluppare l'offerta di consulenze per -pazienti a rischio' e 'impostare politiche di prezzo per limitare l'accessibilità economica dell'alcol'.
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