26 marzo, 2021

Anziani dipendenti dalla droga: una "epidemia silenziosa"

Un rapporto delle Nazioni Unite descrive preoccupato l'uso di sostanze, legali o illegali, tra le persone anziane. 

Fenomeno poco studiato, sottolinea l'organizzazione International Narcotics Control Board (INCB), annesso alle Nazioni Unite, lanciandi l'appello in un rapporto pubblicato giovedì per "affrontare i problemi" legati all'aumento dell'uso di droghe tra gli anziani, fenomeno definito "epidemia silenziosa". 

Mentre l'invecchiamento della popolazione mondiale sta accelerando, soprattutto nei paesi a basso reddito, "è essenziale" guardare "adesso" a questa fascia di età, sottolinea questa istituzione con sede a Vienna, nel suo documento annuale

Tra le strade delineate, l'INCB sostiene il miglioramento della "ricerca e raccolta dati" sull'argomento, evidenziando "molte lacune". 

"Gli scienziati hanno avuto la tendenza a ignorare l'uso di sostanze tra gli over 65", osserva il rapporto, una mancanza di informazioni che ha portato i governi generalmente poco attenti a questa piaga a non mettere in atto programmi appropriati. 

Non c'è consenso sulla definizione stessa del termine "anziani" in questo contesto, con esperti che sottolineano che l'invecchiamento può essere anticipato di almeno 15 anni nelle persone con disturbi da uso di sostanze. 

Qualunque sia il criterio scelto, i dati attualmente disponibili mostrano un "trend allarmante". Negli Stati Uniti, l'uso della maggior parte dei farmaci nella fascia di età superiore ai 65 anni è triplicato negli ultimi dieci anni. 

In India e Nigeria, i 45-64 anni fanno un uso eccessivo di oppioidi e sciroppi per la tosse, mentre in Giappone i farmaci per i disturbi del sonno e l'ansia sono "prescritti in modo sproporzionato agli anziani". 

Nel caso di consumatori anziani, INCB indica un "problema crescente" di "polifarmacia", corrispondente all'assunzione di almeno cinque farmaci, prescrizione o da banco, o droghe illecite al giorno. 

Questa pratica può portare a problemi respiratori, disturbi degenerativi, malattie del fegato, diabete e problemi di salute mentale cronici, dettaglia il documento, che cita anche il rischio di morte per overdose. 

Altre conseguenze includono possibili cadute, incidenti stradali e difficoltà nello svolgere le attività quotidiane, così come l'isolamento e la depressione tra "stigma" e "vergogna". 

Nel suo rapporto, l'INCB discute anche le conseguenze della pandemia Covid-19 sulla salute mentale, anche se le varie restrizioni "hanno destabilizzato la catena di approvvigionamento globale del farmaco". 

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