Per il momento in stoccaggio, l'acqua iniettata nei reattori nucleari di Fukushima nel 2011 sarà finalmente scaricata in mare a partire dal 2022.
Il governo giapponese ufficializzerà presto la sua decisione di scaricare in mare l'acqua contaminata dalla centrale nucleare di Fukushima danneggiata, nonostante la forte opposizione locale, secondo quanto riportato venerdì da diversi media giapponesi.
Attualmente immagazzinata nella quantità di un milione di m3 in mille serbatoi sul sito della centrale di Fukushima Daiichi, quest'acqua proviene dalla pioggia, dalle falde acquifere o dalle iniezioni necessarie per raffreddare i nuclei dei reattori nucleari che si sono sciolti dopo il terribile tsunami dell'11 marzo 2011.
È stata più volte filtrata per liberarla della maggior parte delle sue sostanze radioattive (radionuclidi), ma non del trizio, che non può essere eliminato con le tecniche attuali.
Con la capacità di stoccaggio in loco che sarà presto saturata, le autorità giapponesi hanno valutato varie soluzioni negli ultimi anni.
All'inizio del 2020, esperti commissionati dal governo hanno raccomandato lo scarico in mare, una pratica già esistente in Giappone e all'estero negli impianti nucleari operativi.
Il governo dovrebbe convalidare questa soluzione entro la fine del mese, ma l'operazione stessa non dovrebbe iniziare prima del 2022, secondo diversi media giapponesi, perché gran parte dell'acqua immagazzinata deve ancora essere filtrata per rimuovere altri elementi radioattivi.
Questa scelta stabilita a scapito di altri scenari, come l'evaporazione nell'aria o lo stoccaggio sostenibile, è particolarmente e fortemente contestata da pescatori e agricoltori locali, che temono ciò possa deteriorare ulteriormente l'immagine dei loro prodotti presso i consumatori.
Anche la vicina Corea del Sud, che ancora vieta l'importazione di pesce da Fukushima, ha già espresso preoccupazione per l'impatto ambientale di tale soluzione.
Il trizio è pericoloso per la salute umana solo a dosi molto elevate, secondo gli esperti. Anche l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA - IAEA) sostiene l'opzione della diluizione in mare.
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