Domenica 21 maggio, il quotidiano britannico The Guardian pubblicò un'indagine sulle regole di moderazione del social network Facebook. Un po' strano il regolamento per una rete sociale sempre più sboccata e trash.
"La divulgazione delle regole di condotta rivela come Facebook moderi il più grande social network del mondo", annuncia il Guardian in un video, (in basso).
Domenica, il quotidiano britannico ha pubblicato un'indagine sui metodi di moderazione del social network con due miliardi di utenti: Facebook. Un inchiesta, secondo il giornale, "per alimentare il dibattito globale sul ruolo e l'etica del gigante del social networking".
In questa inchiesta, chiamata 'Facebook Files (dossier facebook)', formata di dieci parti, il giornale londinese afferma di aver analizzato un centinaio di documenti interni, destinati ai moderatori, che hanno permesso di avere "una visione senza precedenti delle strategie utilizzate da Facebook sulla moderazione di problemi come la violenza, le espressioni di odio, il terrorismo, la pornografia, il razzismo e l'autolesionismo".
Da diversi anni, il social network è fortemente criticato per le sue scelte nella moderazione, spesso considerate molto arbitrarie o permissive: i video di omicidi o violenze, abusi e foto di animali maltrattati sono ammessi, ma, allo stesso tempo, censura l'allattamento al seno delle donne del loro bambino o la famosa foto della ragazza nuda (oggi ambasciatrice dell'Unesco) nella guerra del Vietnam.
"La decisione (moderazione) è piuttosto bizzarra" così la definisce il quotidiano britannico in un video, prima di proseguire: "Molti moderatori dicono di essere preoccupati circa le incoerenze e la strana natura di alcune norme. Quelle sul contenuto sessuale, per esempio, sono considerate le più complesse e confuse".
Il giornale fornisce molti esempi di ciò che è permesso e ciò che è proibito sul social network, precisando regole, dietro alla scelta, finora misteriose. Ad esempio, la frase "qualcuno sconfigga Trump" è proibita, ma che "dia un calcio ad un rosso" sarebbe stata permessa.
Il documento spiega la ragione alla base di questo: Donald Trump è un capo di Stato, una classe protetta, così che le minacce contro di lui vengono censurate. Per le altre categorie di persone, le minacce non vengono rimosse perché il sito considera che le "parole odiose spesso non siano credibili" fintanto che non ci sono obiettivi specifici. Se le minacce non sono "credibili", rimangono sul sito.
Con 1,3 milioni di messaggi condivisi ogni minuto, "Facebook non può controllare tutto". Per il quotidiano, "questi documenti interni illustrano la difficoltà affrontata dai responsabili, che stanno cercando in qualche modo di reagire all'emergere di nuove sfide come la 'revenge porn - vendetta porno' (vendetta attraverso la pubblicazione di immagini pornografiche) - e le sfide dei moderatori che dicono di essere sopraffatti dal volume di lavoro, e che spesso dispongono solo di 'dieci secondi' per prendere una decisione".
Per il giornale, conoscere la politica del "più grande censore del mondo ... mostra come il sito stia cercando di evolversi in un campo minato".
In questa inchiesta, chiamata 'Facebook Files (dossier facebook)', formata di dieci parti, il giornale londinese afferma di aver analizzato un centinaio di documenti interni, destinati ai moderatori, che hanno permesso di avere "una visione senza precedenti delle strategie utilizzate da Facebook sulla moderazione di problemi come la violenza, le espressioni di odio, il terrorismo, la pornografia, il razzismo e l'autolesionismo".
Da diversi anni, il social network è fortemente criticato per le sue scelte nella moderazione, spesso considerate molto arbitrarie o permissive: i video di omicidi o violenze, abusi e foto di animali maltrattati sono ammessi, ma, allo stesso tempo, censura l'allattamento al seno delle donne del loro bambino o la famosa foto della ragazza nuda (oggi ambasciatrice dell'Unesco) nella guerra del Vietnam.
"La decisione (moderazione) è piuttosto bizzarra" così la definisce il quotidiano britannico in un video, prima di proseguire: "Molti moderatori dicono di essere preoccupati circa le incoerenze e la strana natura di alcune norme. Quelle sul contenuto sessuale, per esempio, sono considerate le più complesse e confuse".
Il giornale fornisce molti esempi di ciò che è permesso e ciò che è proibito sul social network, precisando regole, dietro alla scelta, finora misteriose. Ad esempio, la frase "qualcuno sconfigga Trump" è proibita, ma che "dia un calcio ad un rosso" sarebbe stata permessa.
Il documento spiega la ragione alla base di questo: Donald Trump è un capo di Stato, una classe protetta, così che le minacce contro di lui vengono censurate. Per le altre categorie di persone, le minacce non vengono rimosse perché il sito considera che le "parole odiose spesso non siano credibili" fintanto che non ci sono obiettivi specifici. Se le minacce non sono "credibili", rimangono sul sito.
Con 1,3 milioni di messaggi condivisi ogni minuto, "Facebook non può controllare tutto". Per il quotidiano, "questi documenti interni illustrano la difficoltà affrontata dai responsabili, che stanno cercando in qualche modo di reagire all'emergere di nuove sfide come la 'revenge porn - vendetta porno' (vendetta attraverso la pubblicazione di immagini pornografiche) - e le sfide dei moderatori che dicono di essere sopraffatti dal volume di lavoro, e che spesso dispongono solo di 'dieci secondi' per prendere una decisione".
Per il giornale, conoscere la politica del "più grande censore del mondo ... mostra come il sito stia cercando di evolversi in un campo minato".
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