La misteriosa longevità dei sopravvissuti all'Olocausto
Vita media, 18 mesi in più rispetto ai loro coetanei che non hanno vissuto gli orrori dei i campi di concentramento.
I ricercatori Si interrogano.
Finora si sapeva che i sopravvissuti all'Olocausto soffrissero nel fisico, sovente oggetti di attacchi di panico, depressione o di stress post-traumatico. Ciò che non sapevamo però, è che essi sorprendentemente vivono di più degli altri.
Infatti, l'Università di Haifa, Israele, ha studiato 55.000 casi di emigranti polacchi, dei quali tre quarti sono arrivati alla fine della seconda guerra mondiale, dopo essere sopravvissuti ai campi di concentramento. L'altro quarto fuggito dal regime nazista prima dell'inizio della guerra, e quindi senza subire l'orrore dei campi.
Lo studio, recentemente pubblicato sulla rivista scientifica statunitense Plos One, la cui Tages-Anzeiger (inserzioni del giorno) echi rivela che coloro che hanno vissuto e sono sopravvissuti ai campi di concentramento vivono una media di 18 mesi in più rispetto ai loro compatrioti che sono riusciti a sfuggirli prima.
Come spiegare questo? Gli scienziati possono solo studiare il fenomeno, al momento, ma anche avanzare due ipotesi. La prima è che i sopravvissuti all'Olocausto sono sottoposti a quella che si chiama "crescita post-traumatica" ben nota tra i veterani del Vietnam.
Si tratta di dimenticare gli orrori vissuti con un surplus di energia e produttività, con un atteggiamento di resilienza benefica per il corpo.
L'altra ipotesi è che coloro che sono sopravvissuti ai campi lo hanno potuto solo grazie ad una forte personalità e una particolarmente robusta costituzione fisica. Caratteristiche, queste, che hanno permesso loro di vivere più a lungo.
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