Uno studio genetico rivela che questo meraviglioso albero è nato in Madagascar e ha lasciato quest'isola dell'Oceano Indiano grazie ad una corrente marina che lo ha portato in giro per il mondo.
Spettacolare e noto per la sua longevità, il baobab (Adansonia) seduce per la sua stranezza: un tronco sproporzionato alla sommità del quale emerge un mazzo di rami sorprendentemente corti considerando l'enormità del tronco.
La sua stranezza non si ferma qui. Le otto specie di baobab registrate nel mondo sono distribuite come segue: 'Una specie vive nell'Africa continentale, sei in Madagascar e l'ultima, molto più lontano, nel nord-ovest dell'Australia', elenca il New York Times.
Senza fossili disponibili, è difficile ricostruire la storia di questo gigante. Mentre secondo l'ipotesi diffusa nella comunità scientifica questo albero era originario del continente africano, un team internazionale ha appena scoperto che non è così.
Analizzando i genomi di otto specie di baobab, propone un altro scenario: “I baobab si sarebbero evoluti prima in Madagascar e lì si sarebbero diversificati in diverse specie”, spiega il giornale americano.
Due di queste si sarebbero imbarcate in viaggi a lunga distanza attraverso gli oceani”, leggiamo sulla un articolo sulla rivista Nature.
Secondo questo lavoro, coordinato dai ricercatori del Giardino Botanico di Wuhan, in Cina, l’antenato comune di tutti i baobab è apparso circa 21 milioni di anni fa. È in Madagascar che gli alberi si sono divisi in specie diverse.
Poi, 12 milioni di anni fa, i semi furono probabilmente portati via da una corrente marina, l’Indian Ocean Gyre, che “circola in senso orario tra l’Australia, l’Asia meridionale e la costa orientale dell’Africa”, specifica il New York Times.
È così che alcuni di essi germinarono poi o nell'Africa continentale o in Australia, dando vita alle uniche due specie di Adansonia osservate oggi fuori dall'isola, nell'Oceano Indiano.
L’analisi genetica ha anche rivelato una realtà che fa riflettere: tre specie del Madagascar hanno una diversità genetica così bassa o una consanguineità così forte che i ricercatori dubitano che possano adattarsi ai cambiamenti climatici.
Gli autori chiedono quindi che siano classificate a un livello più allarmante (sono ora dichiarate in via di estinzione) nella lista rossa globale delle specie minacciate, istituita dall'Unione internazionale per la conservazione della natura, in modo che vengano messe in atto misure di conservazione più forti.
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