Il famoso museo di Madrid ha inaugurato una divertente mostra permanente, che mette in luce i più talentuosi copisti dal XV al XX secolo.
I visitatori potranno ammirare versioni di dipinti di grandi maestri della pittura, scrive “El País”.
Famoso maestro della pittura barocca italiana, Luca Giordano (1634-1705), per esempio, seppe anche imitare i suoi pittori preferiti, come Raffaello, Rubens o Tiziano.
Un aspetto poco noto dell'artista napoletano che il grande pubblico potrà ora scoprire al Museo del Prado, che onora copisti e imitatori, riporta El País.
Il famoso museo madrileno “ha appena inaugurato una nuova sala espositiva permanente, intitolata ‘En los límites de la creatividad: copias, versiones, pastiches y falsificaciones’ (‘Ai limiti della creatività: copie, varianti, pastiche e falsi’), che riunisce magistrali riproduzioni realizzate da illustri artisti dal XV al XX secolo, in stile rinascimentale”, spiega il quotidiano spagnolo.
Il museo conserva un gran numero di copie provenienti da collezioni reali e istituzioni ecclesiastiche.
Se il Prado, una delle gallerie d'arte più prestigiose del mondo, le ha conservate, è per ragioni che vanno dall'«impossibilità di acquisire i famosi originali al valore di questi dipinti stessi, testimonianza dell'immenso talento di certi rinomati copisti», scrive El País.
Tra le copie più importanti ci sono quelle delle opere di El Greco, molto richieste alla fine dell'Ottocento, periodo che segnò l'apice dell'apprendimento per copia.
Questa frenesia intorno al famoso pittore spagnolo del XVI secolo ha portato a imitazioni a volte al limite del falso, che hanno persino messo in difficoltà gli esperti del Prado per determinare la differenza con gli originali.
Questo fascino per la riproduzione a volte dà luogo a divertenti aneddoti, dice il giornale.
Nell'Ottocento molti spagnoli andarono a perfezionare il loro apprendistato a Roma, copiando in scala reale i grandi maestri italiani per coglierne al meglio la tecnica.
È il caso di Manuel Ramírez Ibáñez (1856-1925), la cui copia dell'Amore sacro e profano di Tiziano era “così esatta da includere anche lo sporco accumulatosi nei secoli”:
il dipinto non essendo stato restaurato, aveva una tinta ambrata, restaurata sulla copia.
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