24 luglio, 2017

La scatola degli esposti. Gli abbandoni nelle 'scatole per bambini'

Qualcuno di voi forse ricorderà le ruote degli esposti, fanno parte ormai solo di un'antica memoria. Più di un migliaio di sud-coreani hanno abbandonato i loro bambini dal 2010. I bambini non desiderati sono legioni. 
http://www.themalaymailonline.com/features/article/boxed-in-south-korea-child-law-sees-more-babies-abandoned
Tra le immagini della video sorveglianza, si vede la madre su per le scale esitante. Si apre una porta in un muro con un arredamento colorato che ricorda una mangiatoia. Lei depone il suo bebè e se ne va. 

Prende la testa tra le mani, ma in nessun momento si volta. Questa donna non potrà mai più rivedere il suo bimbo, lo ha appena lasciato nella "scatola per bambino" in Seoul. 

Il paese uscì devastato dalla guerra (1950-1953), ma è cresciuto, poi, fortemente sino a salire al rango di quarta più grande economia del continente. Per un certo tempo, è stato anche uno dei principali vivai della riproduzione per gli stranieri che cercavano di adottare dei bambini. La povertà, la scarsa regolamentazione, in un paese in cui le linee familiari erano gelosamente custodite e mantenute "pure" e dove è coltivata l'idea di un'omogeneità etnica: i bambini indesiderati erano legioni. 

Dal 1950, solo gli Stati Uniti, ne hanno adottati 110.000. Paradossalmente, le modifiche legislative per rafforzare i diritti di questi bambini sono stati accompagnati da un aumento di abbandoni e collocamenti in orfanotrofio oltre ad un calo del numero delle adozioni. 

Come la donna delle immagini a circuito chiuso, più di un migliaio di sud-coreani hanno abbandonato il loro bambino dal 2010 in questa "scatola per bambino" (the drop box). Questa è una nicchia rettangolare a temperatura controllata, montata nella parete di una casa a due piani trasformata da una piccola chiesa a Seoul, rifugio per bambini abbandonati. Essi sono raccolti pochi giorni prima di essere inviato agli orfanotrofi. 

Garantendo l'anonimato, questo dispositivo, abbastanza controverso, permette che l'abbandono avvenga nelle migliori condizioni di sicurezza e igiene, in quanto il deposito di un bambino fa scattare un allarme che avvisa i custodi. In media, ogni settimana, vi arrivano quattro bambini, alcuni ancora con il loro cordone ombelicale. 

Il pastore Lee Jong-Rak, della Chiesa della comunità di Jusarang, famosa zona a sud della capitale, ha creato questo sistema nel 2010 per evitare che i bambini finissero per strada. "Alcune ragazze adolescenti partoriscono in case vuote o bagni pubblici. Avvolgono il loro bambino in una vecchia camicia o un asciugamano e lo portano", dice. "Un giorno, un bambino è arrivato coperto di polvere. Suo padre aveva progettato di seppellirlo vivo", ricorda: "Alla prima palata, la madre non poteva sopportarlo e lo ha salvato". 

Le sudcoreane che non volevano tenere il loro bambino potevano affidarlo alle agenzie di adozione cui rilasciavano un consenso scritto. Ma da non molto tempo, queste agenzie non erano particolare precise circa la veridicità delle informazioni. Nel 2012, fu approvata una legge che vietava rigorosamente a queste agenzie di accettare i bambini che non avessero avuto tutti i documenti necessari e disponeva che le adozioni fossero sanzionate dai tribunali. 

L'obiettivo era quello di rispettare la Convenzione dell'Aja del 1993 sulla protezione dei bambini di cui uno degli obiettivi è quello di permettere ai bambini adottati di essere in grado di trovare un giorno i loro genitori biologici. 

Nel 2010, quando fu installato il "box", quattro bambini furono depositati. Già nel 2013 salirono a 224. 

Ciò accade particolarmente tra le madri nubili e povere. In Corea del Sud essere genitore è ancora troppo spesso un fattore di esclusione. Coloro che abbandonano i loro figli chiedono la garanzia dell'anonimato, perché prima di assumere, i loro datori di lavoro verificano la storia familiare e i documenti ufficiali conservano sempre una traccia di una possibile rinuncia ad un bambino. 

La "scatola" opera in un vuoto giuridico. Le autorità non possono approvare né condannare perché, come riconosciuto da Kim Hye-Ji, funzionaria del Ministero degli affari sociali, la scatola salva oggettivamente i bambini. Le autorità del distretto Gwanak hanno ripetutamente chiesto al parroco di chiudere questa "iniziativa illegale che incoraggia gli abbandoni". 

La legge del 2012, che rende più severi i vincoli dell'adozione, ha ridotto di tre quarti il ​​numero di adozioni straniere, passate da 916 a 236 nel 2013. In Corea del Sud le autorità sperano di ratificare, aderendo alla Convenzione dell'Aia, le leggi in cui si afferma che i bambini dovrebbero essere adottati preferibilmente nel loro paese d'origine. 

Inoltre, le autorità coreane regolamenteranno tutte le fasi del processo di adozione: capire le ragioni per l'abbandono, valutare le competenze dei genitori che vogliono adottare e garantire che, una volta adulti, i bambini saranno in grado di riconquistare la loro famiglia di origine. 

Ma Cho Seung-Tae, un collega del Pastore Lee, teme che tale regolamento fornisca anche un maggiore incentivo alle madri per sbarazzarsi illegalmente e pericolosamente dei bambini. Lui dice che "É molto difficile trovare un equilibrio tra gli standard di adozione internazionali e la realtà". 

Accanto alla "scatola per bambino" c'è un modulo dove i genitori possono registrare un nome, una data di nascita, eventuali assunzioni di vaccini. La madre filmata da telecamere di sicurezza, non ha scritto nulla. 

Nessun commento: