I risultati di uno studio condotto per più di vent'anni dall'Università di Granada sono stati rivelati in un documentario trasmesso sabato 12 ottobre, festa nazionale spagnola.
Queste conclusioni metterebbero in crisi la teoria delle origini italiane e cattoliche dell'esploratore. Ma non convincono tutti.
“Né castigliano né portoghese. Niente più nobile nipote galiziano o maiorchino dei Re Cattolici. E ancor meno genovese”. Cristoforo Colombo era in realtà un ebreo sefardita spagnolo, nato probabilmente sulla costa mediterranea del Paese o nell'arcipelago delle Baleari, azzarda El Mundo.
Il quotidiano conservatore riporta con entusiasmo, come molti altri media internazionali, i risultati di uno studio rivelato sabato 12 ottobre in un documentario trasmesso dal gruppo pubblico RTVE.
“Le conclusioni di una ricerca portata avanti per oltre vent'anni dall'Università di Granada dimostrano che l'uomo che scoprì l'America nel 1492 non era italiano, tesi tradizionale sostenuta anche all'interno della Reale Accademia di “Storia spagnola”, insiste il quotidiano madrileno.
Lo spettacolo, presentato nello stile di un'indagine criminale, segue “passo dopo passo l'analisi del DNA di Fernand Colomb, figlio di Cristoforo Colombo”.
Le sue caratteristiche, indica El Mundo, sarebbero “compatibili con un'origine e una genealogia localizzate nel Mediterraneo occidentale, e più precisamente a Sefarad, termine ebraico che designa la penisola iberica”.
Perché la teoria genovese dovrebbe quindi crollare? “Perché la Repubblica di Genova aveva espulso tutti gli ebrei dal XII secolo”. Cristoforo Colombo, durante la sua vita, secondo questa nuova ipotesi, nascose le sue origini ebraiche per sfuggire alle persecuzioni: nel 1492, i musulmani e 300.000 ebrei della Spagna furono costretti a convertirsi al cattolicesimo.
É abbastanza per porre fine al dibattito una volta per tutte, quando “25 paesi e località rivendicano le origini dell’esploratore”?
I risultati dello studio sono stati accolti con “stupore” da gran parte della comunità scientifica, indica El País.
Per una buona ragione: lo studio non è stato sottoposto a revisione paritaria, né adeguatamente pubblicato su una rivista specializzata.
Quel che è peggio è che in oltre 20 anni di lavoro nessun dato è stato comunicato. 'Le informazioni contenute nel documentario sono molto limitate', lamenta Antonio Salas al quotidiano di sinistra.
"Stiamo parlando solo di un profilo cromosomico Y parziale. Il problema è che il cromosoma Y stesso rappresenta solo una frazione del nostro DNA e dei nostri antenati”.
E il professore di genetica insisteva:
“Le conclusioni sono sorprendenti, perché non esiste un cromosoma Y che possa definire in modo accurato ed esclusivo un’origine ebraica sefardita. Anche un intero DNA non permetterebbe di stabilire con certezza l’esatta origine geografica di un individuo".
Il presentatore di questo thriller storico-scientifico e professore di medicina legale all'Università di Granada, José Antonio Lorente, dal canto suo, assicura: i dati scientifici saranno resi pubblici alla fine di novembre.
Per lui il programma trasmesso in occasione della festa nazionale spagnola, anniversario dell'arrivo di Cristoforo Colombo in America, “non era un documentario scientifico ma un film basato sullo studio”.
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