Le sue acque si stanno riscaldando, quasi 1000 specie esotiche sono migrate lì mentre i prati sottomarini e le barriere coralline sono devastati.
L'8 giugno è stata la Giornata Mondiale degli Oceani. In questa occasione il WWF ha lanciato un grido d'allarme per il Mar Mediterraneo.
Il cambiamento climatico ha gravi conseguenze. Si riscalda il 20% più velocemente della media mondiale, per cui lo rende il mare con la temperatura che sta salendo più velocemente e la salinità è la più alta.
Le sue acque più calde attirano specie che prima non erano presenti. Quasi 1000 specie esotiche, di cui 126 di pesci, sono già migrate nel Mediterraneo, sostituendo le specie endemiche.
In alcune aree, questi nuovi arrivi hanno causato una riduzione delle specie autoctone fino al 40%. Il paesaggio marino del Mediterraneo è così diventato irriconoscibile.
Anche i molluschi autoctoni sono diminuiti di quasi il 90% nelle acque israeliane. Specie invasive come la mostruosa chimera costituiscono ormai l'80% del pesce pescato in Turchia, mentre specie come barracuda e cernie brune sono ormai comuni nelle acque liguri.
Le comunità costiere hanno iniziato ad adattarsi e ad imparare a pescare e cucinare chimere, meduse e altre specie esotiche.
Stanno anche installando reti per proteggere le spiagge dalle meduse, che potrebbero essere utilizzate nell'industria cosmetica.
Il boom delle meduse continua, con invasioni dei loro sciami che si verificano ogni anno e per periodi più lunghi nelle acque meridionali. Anni di pesca eccessiva hanno distrutto molti stock ittici che si nutrivano di questi invertebrati, al punto che alcuni pescatori ora ne pescano più del pesce.
L'aumento delle temperature sta trasformando anche i fondali marini. Praterie endemiche di Posidonia (piante acquatiche), gorgonie (coralli) e grandi madreperle (molluschi) sono diminuite in tutta la regione, e in alcune zone sono addirittura scomparse del tutto.
Se queste specie dovessero estinguersi, le conseguenze sarebbero drammatiche per l'intero ecosistema marino in quanto forniscono l'habitat per molte specie.
La grande madreperla, una delle conchiglie più grandi del mondo, può infatti ospitare più di 146 specie diverse.
Queste sparizioni influenzerebbero anche il clima, per la loro funzione di serbatoio naturale di carbonio, oltre che l'economia, poiché spesso attirano subacquei e turisti.
Ben gestite, le aree marine protette possono fare molto per ridurre lo stress sulle restanti popolazioni. Questi esempi mostrano chiaramente il legame molto forte che esiste tra clima e oceano. Sottolineano la necessità di migliorare la protezione marina per ripristinare la biodiversità e gli stock ittici e rafforzare la resilienza del Mediterraneo.
I sei principali impatti dei cambiamenti climatici sulla biodiversità di tutti gli organismi marini del Mediterraneo sono presentati nel rapporto del WWF.
Lo dice chiaramente Giuseppe Di Carlo, Direttore dell'Iniziativa Mediterranea del WWF: “Oggi il Mediterraneo non è più quello di una volta. Sta diventando un mare tropicale. Il cambiamento non avverrà domani, è la realtà attuale che scienziati, pescatori, subacquei, comunità locali e turisti stanno già vedendo. Ecosistemi sani e una fiorente biodiversità sono la nostra migliore difesa contro gli effetti del cambiamento climatico”.
Tutti questi sconvolgimenti stanno interessando settori economici come la pesca e il turismo e stanno cambiando il nostro consumo di pesce.
Per il WWF è quindi necessario agire senza ulteriori indugi per evitare le emissioni di gas serra e per adattarsi alla nuova realtà di un ambiente marino che si sta riscaldando.
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