01 agosto, 2017

Grande scossone della Cina al mondo dei rifiuti.

Primo importatore del settore, la Repubblica Popolare Cinese, ha annunciato l'intenzione di vietare l'importazione di taluni rifiuti. Non vuol essere la pattumiera del mondo. L'annuncio del gigante asiatico ha dato uno scossone al settore industriale in molti paesi. 
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Il 18 luglio, Pechino ha notificato all'Organizzazione mondiale del commercio WTO (OMC) la sua intenzione di vietare l'ingresso nel suo territorio a 24 categorie di rifiuti solidi, alcune plastiche, carta e tessuti. La notifica da parte del Dipartimento dell'ambiente cinese indica una decorrenza da settembre. Il comparto responsabile dell'ambiente si è dato un programma da attuare entro la fine dell'anno, secondo quanto si legge  dall'agenzia di stampa ufficiale Xinhua

Per giustificare la sua decisione, Pechino ha messo in evidenza l'argomento ambientale. "Abbiamo scoperto che grandi quantità di rifiuti di bassa qualità, anche rifiuti pericolosi sono mescolati ai rifiuti solidi. ... Questo inquina gravemente l'ambiente della Cina", dice il Ministero dell'Ambiente nella sua notifica all'OMC. 

Il paese vuole migliorare la qualità dei rifiuti in ingresso nel suo territorio e favorire coloro che sono ben definiti e condizionati. Se introdotta, la misura "avrebbe un impatto significativo ... sull'industria del riciclo globale e la produzione cinese, che dipende da materiali riciclati", dice BIR, un'associazione globale dell'industria del riciclo

La Cina è il più grande importatore al mondo di rifiuti, le materie prime riciclate (sfere di plastica, carta e cartone) permettono di alimentare la crescita della sua produzione industriale. Nel 2015, secondo il Ministero dell'Ambiente, il paese ha importato 49,6 milioni di tonnellate di rifiuti solidi. 

Ma la Cina sta ora cercando di lottare contro l'inquinamento dell'aria e del suolo causato da questo sviluppo economico fatto senza preoccupazione per l'ambiente. Pechino vuole anche chiudere molte delle industrie di riciclaggio più inquinanti del paese a favore di siti più moderni. A tal fine, si è rafforzato negli ultimi mesi, il controllo della qualità dei rifiuti importati. 

Per gli Stati Uniti, primo esportatore al mondo di rifiuti, la decisione della Cina avrebbe un "impatto devastante", secondo Robin Wiener, la presidentessa dell' ISRI che raggruppa gli operatori del settore degli Stati Uniti. Si ricorda in particolare che il valore delle esportazioni di rottami di metallo, carta e plastica nel paese ha raggiunto 5,6 miliardi di dollari l'anno scorso. 

La Cina rappresenta per l'Unione europea oltre il 50% delle sue esportazioni di rifiuti. Con la chiusura del mercato cinese, l'industria teme l'ingolfarsi dei volumi di riciclaggio dei rifiuti. 

L'anno scorso, ad esempio, la Cina ha importato 7,3 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica, soprattutto dall'Europa, Giappone e Stati Uniti, e 27 milioni di tonnellate di carta da macero, di cui 25 al 30% sono stati una miscela di carta e cartone, una categoria coperta dalla iniziativa cinese, secondo il Bureau of International Recycling BIR. 

Nel settore si è avuto un precedente, nel 2013, la Cina si era adoperata per rafforzare i controlli in arrivo sul suo territorio dei rifiuti, con conseguente riduzione dei prezzi delle materie prime riciclate sui mercati mondiali. 

A breve termine, avremo un catastrofico collo di bottiglia nel mercato europeo, con la caduta verticale del prezzo di vendita, perché in Europa le capacità degli impianti di riciclaggio non saranno più sufficienti ad assorbire i volumi dei rifiuti. 

Investire in nuova capacità prenderebbe del tempo, questo annuncio produce una situazione di tensione per alcuni materiali, come la plastica riciclata, per la quale l'industria è deficitaria delle filiere opportune nel settore. 

Questo annuncio favorirà i protagonisti del settore in grafo di fornire l'industria di rifiuti di alta qualità. Alcuni vedono questi eventi anche rapportati alla volontà della Cina di sostenere la propria industria del riciclaggio. Il Paese "ha lanciato nel 2017 un piano per l'aumento del 67% dei ricavi, rispetto al 2015, del settore del riciclaggio entro il 2020", dicono gli esperti di economia circolare (EY)

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