Se una bella donna mi baciasse, non potrei resisterle, carpirei l'istante per gustarlo. Prenderei l'emozione pura del desiderio senza pensare alle conseguenze, nè al domani. Lo diceva nel XV° secolo, un famoso monaco buddista di nome Ikkyu.
Bisogna, dunque, cancellare il domani per essere saggi?
Lo spirito dello Zen può definirsi come desiderio di entrare in risonanza con la natura, compresa quella umana ... di percepirne i momenti nascosti, gli istanti della vita e, soprattutto, vivere.
Questa è la lezione di Pascal Fauliot - Cantastorie e cultore di arti marziali - che in Racconti dei saggi Zen, dedica molte pagine al monaco Ikkyu Sojun (1394-1481), personaggio famoso nella storia giapponese: si concedeva tutte le libertà.
Di lui potremmo dire anarchico o battitore libero, tanto da descrivere il suo pene come una lunga corda rossa, seguendo la metafora del filo della vita, o come un albero carico di linfa.
Mentre generazioni di buddisti s'erano arrovellate il cervello sul vecchio kôan donna, il monaco Ikkyu lo risolse per suo conto, sotto forma di versetti:
"Se questa sera una bella donna mi baciasse, il mio salice inaridito rivivrebbe per emettere nuovi germogli".
"Il cuore della vecchia nonna?
Come dare una scala a un ladro
offrire una donna a un monaco puro!".
(La vecchia nonna cerca invano di offrire la scala al mascalzone, quasi che fosse possibile offrire la sua giovane bellezza per far rifiorire un vecchio albero)
Per lui, in realtà, la vecchia era una specie di falso Budda. Voleva, forse, "far luce" dando fuoco alla capanna, questo monaco troppo preoccupato per la sua reputazione?
Ikkyu aveva capito, lui che rifiutava di sottomettersi alle regole della castità, frequentatore di bordelli e compositore di versi iconoclasti:
"Se mi cerchi, vai dal pescivendolo, dal mercante di alcool o dalla prostituta".
Ma le sue più famose poesie sono poesie d'amore. Verso la fine della sua vita, ha scritto dichiarazioni superbe a sua moglie ... Si chiamava Shin. La chiamava Shin-nyo o Shin-jo, "signorina Shin." Vissero insieme fino alla fine, fino alla sua morte, all'età di ottantotto anni, stroncato da un attacco acuto di malaria sulle bianche ginocchia del suo amore ... Proprio dove 'era il paradiso'.
A quel tempo, molte scuole buddiste rivoluzionarie Tao e Zen, consideravano le vie dell'amore come uno dei possibili percorsi verso l'illuminazione. Tutti i mezzi erano buoni per garantire l'illuminazione, compreso il sesso. Ma raramente si era incontrato qualcuno che si avventurasse in un tale linguaggio crudo per le virtù del piacere, quasi a dire, senza equivoci, che non c'è appagamento spirituale senza "abbandono". In tutti i sensi.
Ikkyu quindi ebbe questo coraggio. Il vero saggio non si cura del giudizio buono o cattivo, è contento di essere quello che è, come è stato, con un tocco di arroganza mista a pessimismo ha fatto sempre di testa sua. Forse troppo consapevole di essere un intoccabile.
Figlio segreto dell'imperatore Gokomatsu e di una donna del clan Fujiwara, ha goduto per la sua vita di una certa licenza e la sua tomba, nascosta dietro una pesante porta decorata con crisantemo con sedici petali (privilegio imperiale), invisibile ai comuni mortali, era gestita dalla famiglia imperiale stessa. Anche la sua statua è nascosta al pubblico. Sappiamo solo che è stata scolpita dal suo discepolo artista Bokusai che dopo la sua morte vi incollò dei baffi e capelli prelevati dal suo corpo, così, forse, a perpetuarne l'aspetto scandaloso, anticonformista ...
Ikkyu, peraltro, aveva pochissima cura del suo aspetto e quasi mai si radeva. La sua biografia è quella di un caso quasi unico nella storia del Buddismo in Giappone, di un uomo molto tormentato, vissuto in modo frugale e vestito di stracci, rincorreva le ragazze e componeva senza sosta poesie sulla bellezza del mondo.
Un suo ritratto è conservato al Museo Nazionale di Tokyo, firmato anche da Bokusai, lascia pochi dubbi sulla natura ansiosa della vita di questo eretico, famigerato visionario, ora corvo gracchiante, ora con il viso sorridente di Buddha che emerge al mattino ...
Ecco una sua breve biografia: nato durante il periodo Muromachi con il nome di Senguikumaru, entrò nel monastero all'età di cinque anni. Cresciuto nel Tempio Ankoku e il tempio Kennin in provincia di Kyoto, ma quando raggiunse i sedici anni non riuscì più a tollerare la stupidità, l'opportunismo e l'ipocrisia dei suoi pari, iniziò a cercare disperatamente un uomo degno di essergli maestro. Nessuno gli si addiceva.
"C'era a quel tempo un gran casino", periodo tumultuoso diremmo oggi, stando agli storici come Francis Brinkley, che ha scritto una storia del popolo giapponese. I Maestri Zen erano stati elevati dal governo degli Ashikaga a rango più alto. "Mentre il tumulto regnava ovunque, una galassia di preti Zen sosteneva che le cose di questo mondo fossero vane e senza valore. L'esempio pratico era mostrato dalla meditazione in totale solitudine. Altri consapevolmente violavano i principi della propria fede. Avevano donne e bambini, per lucidare lance nel recinto del tempio, gestivano le milizie e le fortune del magnate.
Allora era facile trovare un uomo che si radesse la testa con indosso abiti buddisti, pur continuando a svolgere il mestiere delle armi. I soldati si mescolavano ai monaci. Nei monasteri si gareggiava anche con le armi ed il fuoco per il possesso di bei ragazzi ...
In questo contesto travagliato, chiamato Gekokujo (letteralmente "il basso al posto dell'alto", cioè chiunque può diventare l'equivalente di un nobile), la civiltà giapponese conobbe paradossalmente un intenso sviluppo artistico. Stimolato dai signori della guerra, alla ricerca probabilmente di un rigoroso ordine in mezzo al caos, l'arte del giardinaggio, del tè, della calligrafia e dei profumi si sviluppò con notevole raffinatezza.
E' stata una disciplina estrema per rivendicare lo status di un uomo di gusto. Non sorprende che in questo contesto Ikkyu si sia distinto in fretta. Eccentrico e radicale, iniziò a comporre versi iconoclasti andando di tempio in tempio, senza mai cessare di criticare fino a quando incontrò un eremita solitario, Ken'O, sopravvissuto in una capanna vicino a Kyoto, che gli insegnò a meditare.
Non c'era nulla da ricavare da questo prete mendicante, nient'altro che saggezza. Questo spiega perché Ikkyu divenne il suo unico discepolo e, alla sua morte, tentò il suicidio per annegamento ... Ikkyu aveva vent'anni. Dopo aver bruciato il corpo del suo maestro si ritrovò solo e disperato. Quale uomo avrebbe potuto essere in grado di guidarlo? Fu allora che sentì parlare di un uomo di nome Kaso, seguace austero dello zazen, che, per sfuggire alla corruzione, viveva sulle sponde del lago Biwa e faceva fare ai suoi discepoli vestiti per le bambole, attività che fornivano magri proventi alla comunità. Ikkyu, entusiasta, restò là cinque giorni e cinque notti sulla porta del luogo degli eremiti, nutrendosi appena. Per dissuaderlo i monaci gli gettarono addosso perfino acqua sporca, ma invano. Kaso finalmente gli permise di unirsi a loro dandogli un koan da risolvere tra due vestiti per bambole ...
Nel 1418, Ikkyu ebbe la sua prima esperienza spirituale. meditava sul Koan intitolato "i 60 colpi di Tozan." Un insieme di musici ciechi facevano risuonare i loro canti nei dintorni. Guidato dalla musica e dai gioiosi rintocchi dei tamburelli, improvvisamente sentì il suo corpo dilatarsi, la sua mente diventò un tutt'uno con il mondo ... Un'ondata di felicità lo travolse. Fu allora che Kaso gli impose il nome - Ikkyu (un "riposo") - allusione a questo spazio di libertà perfetta, una pausa nella vacuità che è il sentiero verso l'illuminazione. Pascal Fauliot nota che Ikkyu è scritto con due ideogrammi: il primo è una linea unica, che indica il numero 1. Il secondo è "un uomo appoggiato a un albero, il che significa che si trova tra due mondi". E 'possibile che la musica dei ciechi gli abbia aperto la porta tra i mondi? la sua seconda esperienza di illuminazione venne ascoltando un corvo gracchiare. Nel 1428, alla morte di Kaso, Ikkyu diventò vagabondo con il nome di "nuvola folle" Kyôun.
La sua vita errante non gli impedì di frequentare circoli di artisti e poeti, bere in quantità e accostarsi alle ragazze in abito monastico che lui stesso invitava altrove, pioniere del genere, ad essere parte della sua comunità di discepoli..., "praticava" il sesso come un'esperienza spirituale, con la stessa diligenza dei suoi esercizi di meditazione. Quando incontrò una bella cieca di nome Shin, si innamorò di lei con passione, senza distinzione tra i loro piaceri, quelli giovanili dagli spirituali.
Ikkyu non distinse Zen da amore. Era un asceta ad alta velocità. Quando faceva l'amore con Shin, ciò doveva accadere "nelle tre esistenze durante i sessanta Kalpa", vale a dire, tradotto, un numero infinito di volte, fino a quando il tempo si ferma. Del loro rapporto, si sa praticamente nulla, salvo alcuni particolari insignificanti.
Si incontrarono durante l'inverno del 1470, nel tempio Yakushido. Shin-nyo era una giocoliera e intrattenitrice cieca nata a Tango, di trent'anni. Suonava il tsuzumi un piccolo tamburo a forma di clessidra, ed i suoi occhi spenti scossero Ikkyu. Aveva sessantasei anni. Nessuno sa veramente cosa sia successo tra loro. Essi si ritrovarono nello stesso luogo un anno dopo. La loro relazione divenne ufficiale l'anno seguente, nell'autunno del 1472, Shin-nyo venne a stabilirsi da Ikkyu, che aveva preso la residenza in un piccolo tempio distante da Kyoto, il Shuon_an. Meno di due anni dopo, nonostante lo scandalo, Ikkyu fu nominato capo di uno dei più importanti complessi Zen della capitale è divenne leader del Daitoku-ji che era stato distrutto durante le guerre Onin e molti benefattori avevano contribuito a ricostruire. Le donazioni furono copiose. Era indispensabile un uomo integerrimo per guidare questo nuovo centro di potere religioso. Quasi con rimpianto Ikkyu accettò la posizione che lo rese uno dei più importanti uomini del suo tempo, ma rifiutò di stabilirvisi preferendo dedicarsi al completamento della la ricostruzione della Shuon_an e vivere da concubino con la sua giovane amica.
trip advisor courtesy
Shuon_an chiamato Ikkyu-ji (Tempio di Ikkyu) si trova a circa 20 chilometri da Kyoto. Si può ancora vedere il palanchino di legno grezzo su cui Ikkyu, all'età di 80 anni, si faceva trasportare nella capitale. Sulle strade sdrucciolevoli e di pietre del tempo, il viaggio doveva essere particolarmente lungo e faticoso. Malgrado tutto, questo è il tempio isolato cui Ikkyû rimase fedele fino alla fine.
É stato lì che ha costruito la piccola casa, simile ad una casa da tè dove visse con Shin. Si chiama Kokyuan. Le sue pareti sono fatte di fango, con tetto di paglia ed aperture di legno e carta che permettono il passaggio al vento freddo d'inverno così come il pesante caldo d'estate ... chiuso ai visitatori per la sua estrema fragilità, questa capanna modesta è ora disponibile ad un prezzo elevato: la si può affittare per lo spazio di una cerimonia del tè, per guardare attraverso i muri scorrevoli aperti, ornati da giardino in pietra e arbusti che Ikkyû e Shin videro ogni mattina, avvinghiati l'uno con l'altra. La loro vita era ascetica, ma se dobbiamo credere a ciò che Ikkyû poi scrisse nelle sue poesie pubblicate nel 1480, un anno prima della sua morte, non smise mai di amarla. Nella sua raccolta di nubi folli, scrisse:
"Sono pazzo della bella Shin, che viene da giardini celesti
Sdraiata su cuscini, la lingua nello stame del suo fiore
ho riempito la mia bocca della pura fragranza della sua fonte
Viene il crepuscolo e le sue ombre e il chiaro di luna, mentre cantiamo canzoni fresche d'amore."
Scrisse anche:
"La mia mano non vale quella di Shin
Maestra nel gioco di amore
Quando la mia canna si affievolisce, ella la rinverdisce."
Ikkyu trovava la sua libertà nella primavera della sua amata. Lui, mai abbandonato da passioni violente e dalla collera, alla costante ricerca del "vero vuoto". Lui non era con Shin che come tanti fiori che "aperti a centinaia, poi cadono "in una specie di sogno trascendentale e mite.
"Sei venuta come molla su un albero appassito. Germogli verdi, fiori vivaci, fresca promessa ... Shin, semmai dimenticassi tutto ciò che ti devo, così profondamente l'amore, lasciami bruciare agli inferi per sempre."
"La gente pensa che io sia pazzo,
ma ho fatto una cura:
Se io sono già un demone sulla terra,
non ho bisogno di temere gli inferi
Ogni giorno i monaci
commentano all'infinito il Dharma!
instancabilmente e cantano
i preziosi sutra.
Sarebbe meglio imparare
Come leggere le lettere d'amore inviate
attraverso la pioggia, la neve, la luna e il vento
.
Nota / Bisogna specificare? Monaci Zen non avevano assolutamente alcun diritto di sposare una donna. La castità era una regola assoluta. Ikkyu ha rotto un importante veto.
_________________
Vedi anche
Contes des sages zen