Alcuni dipendenti apprezzano di non essere presi dal loro lavoro. Ciò consente loro di dedicarsi completamente ad altre attività.
Ma ciò potrebbe avere ripercussioni a lungo termine sulla loro salute.
Sebastian lavora in una radio, otto ore al giorno, tutti i giorni della settimana, ma il suo lavoro gli occupa solo la metà di quel tempo.
Dedica quindi l'altra metà ai suoi progetti personali e a tutta l'amministrazione domestica. Questa situazione, lungi dallo appesantirlo e che assomiglia ad una frode sull'orario di lavoro, gli si addice perfettamente, ha spiegato a Die Zeit:
'A volte, quando Sebastian gioca a carte con i suoi coinquilini in cucina, il suo portatile è aperto sul tavolo nelja eventualità che i suoi colleghi gli mandino un'e-mail chiedendogli di fare qualcos'altro'.
Il quotidiano ha intervistato anche Richard (nome di fantasia), che ha 27 anni e voleva diventare avvocato, ma non riusciva a sopportare la pressione della facoltà di giurisprudenza.
Ora è impiegato in un tribunale di Berlino, dove svolge compiti poco gratificanti e ripetitivi. È a casa tutti i giorni alle 17 ed è soddisfatto della sua situazione lavorativa.
Sia Sebastian che Richard non si definiscono per il loro lavoro, non vogliono ammazzarsi con il compito e hanno scelto lavori poco stimolanti ma che permettono loro di soddisfare i propri bisogni e dedicarsi ad altro.
“Ciò non corrisponde esattamente alla reputazione dei giovani, è importante che facciano qualcosa che ritengono significativo, ma è anche importante che il loro lavoro e il loro tempo libero siano ben bilanciati”.
Sebastian e Richard sono eccezioni?
Non proprio. Mentre l’80% dei giovani è infatti alla ricerca di un lavoro soddisfacente, ben retribuito e che permetta loro di essere in sintonia con i propri valori, il restante 20% ritiene che questo non sia il lavoro più importante.
Maike Andresen, che dirige la cattedra di economia aziendale, in particolare gestione delle risorse umane e comportamento organizzativo, presso l'Università di Bamberga, osserva che 'i Millennial e la generazione Z sono un gruppo molto più eterogeneo di quanto suggerisca la maggior parte dei sondaggi'.
Giovani come Sebastian e Richard hanno trovato il segreto della felicità?
Non è poi così sicuro, secondo diversi studi che dimostrano che essere sottostimolati sul lavoro porta a insoddisfazione – come sostengono Peter Werder e Philippe Rothlin nel loro libro Diagnosis Boreout – When Boredom Makes You Sick – e a problemi legati – paradossalmente – allo stress.
Se ci si annoia al lavoro ci si può ammalare, afferma Hannes Zacher, professore di psicologia del lavoro e delle organizzazioni all'Università di Lipsia, e non solo a breve termine.
Secondo lo specialista, infatti, “chi svolge lavori impegnativi ha meno probabilità di sviluppare demenza in età avanzata”.
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