Gli schiavi sono utili agli occidentali per servire gamberetti
Il giornale britannico The Guardian ha pubblicato un'indagine (6 giugno) condotta in sei mesi, molto dettagliata, sulla produzione di frutti di mare nel sud est asiatico. Esso rivela una vasta rete di schiavitù e mostra, in tutta la crudezza, il costo umano della produzione di gamberetti per rifornire i mercati occidentali.
Il più grande produttore di gamberetti in tutto il mondo, il gigante Charoen Pokphand, compra farina di pesce dai fornitori che posseggono, gestiscono o comprano barche in cui vivono gli schiavi. Questi uomini sono operai sottoposti a giornate di 20 ore di lavoro forzato e vengono regolarmente picchiati e torturati. A volte sono oggetto di baratto tra i capitani.
Alcuni di questi schiavi hanno detto di essere stati testimoni di uccisioni. Quelli più deboli e affaticati, incapaci di tenere il passo ricevono metamfetamine per continuare a lavorare. Questi schiavi sono per lo più migranti provenienti dalla Birmania e Cambogia in Thailandia per trovare lavoro.
Il governo thailandese stima in 300.000 il numero di persone impiegate nel settore della pesca, di cui, Il 90%, sono immigrati. Le Aziende WalMart, Tesco, Costco e Carrefour francese sono citate dall'autore dell'articolo come parte dei rivenditori che vendono i prodotti di questa moderna schiavitù.
Il governo thailandese stima in 300.000 il numero di persone impiegate nel settore della pesca, di cui, Il 90%, sono immigrati. Le Aziende WalMart, Tesco, Costco e Carrefour francese sono citate dall'autore dell'articolo come parte dei rivenditori che vendono i prodotti di questa moderna schiavitù.
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