Il regno saudita è stato nominato presidente della commissione ONU per i diritti delle donne, di cui è membro dal 2017.
Nonostante numerose riforme volte a migliorare la situazione delle donne, l'Arabia Saudita è ancora tra i paesi più in basso in termini di parità di diritti tra le donne e i sessi.
'Il regno presiede la commissione delle Nazioni Unite sulle donne', titola in prima pagina il quotidiano saudita Al-Riyadh, che vede in ciò una conferma dei 'successi qualitativi' dell'Arabia Saudita, "dove le donne hanno beneficiato dell'attenzione e della protezione delle donne'. i suoi saggi leader, possa Dio sostenerli”.
Si tratta della Commissione delle Nazioni Unite sullo status delle donne, alla quale l’Arabia Saudita ha aderito nel 2017, suscitando già polemiche.
Mercoledì 27 marzo è stata nominata per assumere la presidenza, che di solito dura due anni.
Questa scelta è stata presa “all'unanimità dai membri” di questa Commissione, sottolinea il canale d'informazione saudita Al-Arabiya, precisando che sarà il primo rappresentante permanente saudita dopo le Nazioni Unite, Abdulaziz Al-Wasel, ad occupare questa funzione.
Infatti, il nome del candidato saudita è stato proposto dal presidente uscente, il filippino Antonio Manuel Lagdameo, che ha chiesto ai 45 membri della Commissione se avessero obiezioni, “e in sala c'è stato silenzio”, nota il quotidiano britannico The Guardian.
Questa scelta ha provocato “aspre critiche da parte dei gruppi per i diritti umani”, nota il New York Times, citando in particolare Amnesty International, la cui vice responsabile del lavoro di advocacy, Sherine Tadros, ritiene che “l'Arabia Saudita abbia un pessimo record nella protezione e promozione dei diritti delle donne” e che esiste un “ampio divario tra gli obiettivi della commissione ONU e la realtà vissuta dalle donne e dalle ragazze” nel paese.
Il quotidiano americano aggiunge che, dal 2016, il principe ereditario Mohammed bin Salman (MBS) “ha ridotto significativamente molte restrizioni” che gravano sulle donne.
Queste stanno “inondando” il mercato del lavoro, la segregazione di genere e le rigide regole sull’abbigliamento sono state gradualmente abolite.
Ma secondo un rapporto del World Economic Forum, o Forum di Davos, l’Arabia Saudita è ancora al 131° posto su 146 paesi per divario di diritti tra donne e uomini.
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