La crisi climatica non sta trasformando solo il nostro ambiente. Influisce direttamente sulla nostra salute.
Se ne è già parlato, dell'arrivo in nuove regioni del mondo di malattie, come la febbre dengue, trasportate da insetti che si adattano alle mutevoli condizioni climatiche.
Ma ciò che mostrano nuovi studi, a cui fa eco il Guardian, è che “la crisi climatica sta causando cambiamenti tangibili e strutturali nel cervello”.
Ciò va oltre l’ecoansia, che si sta diffondendo tra la popolazione, e contro la quale “l’azione” costituirebbe un rimedio efficace.
L’ecoansia ambientale è infatti solo la punta dell’iceberg che si scioglie: il cambiamento climatico sta esacerbando i disturbi mentali, che già colpiscono 1 miliardo di persone in tutto il mondo.
Uno studio del 2018 che copre vent’anni di dati, ad esempio, ha mostrato che un aumento medio della temperatura mensile di 1°C è stato accompagnato da un aumento dello 0,7% del tasso di suicidio negli Stati Uniti e del 2,1% in Messico.
Altri lavori hanno evidenziato collegamenti tra il caldo e prestazioni cognitive inferiori o scarsa qualità del sonno, che contribuiscono alla depressione.
Ora sappiamo che le persone curate per una malattia mentale hanno maggiori probabilità di essere ricoverate in ospedale durante le ondate di caldo. Un'ipotesi è che i loro farmaci interferiscano con la risposta del loro corpo al caldo estremo.
Ma la temperatura esterna non è l’unica causa. “È accertato che i disastri naturali e gli eventi meteorologici estremi possono avere un impatto traumatico immediato, ma causare anche problemi di salute mentale a lungo termine come disturbo da stress post-traumatico, ansia, depressione o consumo di alcol o droghe”, insiste su Nature Emma Lawrance, neuroscienziata dell'Imperial College di Londra.
Negli ultimi anni il lavoro su questo argomento è stato avviato sempre di più perché, spiega la rivista scientifica, “i ricercatori vogliono comprendere i molteplici modi in cui il cambiamento climatico influisce sulla nostra salute mentale, sia attraverso traumi causati da uragani, inondazioni, incendi o ecoansia”.
Comprendere i fenomeni è certamente una buona cosa. Ma, in un mondo che si sta riscaldando ancora più velocemente del previsto, questo è lungi dall’essere sufficiente.
Perché, lamenta sul Guardian Burcin Ikiz, neuroscienziato dell’organizzazione filantropica dedicata alla salute mentale Baszucki Group, “il nostro sistema sanitario non è pronto. E non si fa nulla in termini di prevenzione o protezione”.
Una situazione che non fa altro che rafforzare la stigmatizzazione delle persone affette da disturbi mentali, spesso sottodiagnosticati.
“E le cure offerte nella maggior parte dei paesi sono in gran parte insufficienti”, lamenta Nature in un editoriale.
Non si puòo che essere d’accordo con la sua analisi: “Con la crisi climatica diventa ancora più urgente porre rimedio a questi problemi”.
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