16 dicembre, 2022

Le parolacce sono pensate allo stesso modo in tutto il mondo

Uno studio americano mostra che la costruzione degli insulti è simile in tutte le lingue. Al centro di questa riflessione, l'idea che gli esseri umani associno i suoni a determinate emozioni. 
 
"Le parolacce in lingue diverse si assomigliano". 

Secondo il New York Times, le diverse lingue sono più strettamente correlate tra loro di quanto si pensasse. 

Uno studio, pubblicato il 6 dicembre sulla rivista americana Psychonomic Bulletin & Review, mostra che regole comuni vincolano gli insulti in tutto il mondo, qualunque sia la loro lingua. 

Ryan McKay e Shiri Lev-Ari, i ricercatori di questo studio, hanno osservato per primi che le parolacce in inglese avevano tutte somiglianze fonetiche. "Queste sono solitamente parole brevi e incisive, composte da vocali come p, t oppure k”, specificaa il quotidiano americano. Sulla base di questa osservazione, gli scienziati hanno cercato di determinare se "questo schema è stato trovato in lingue diverse dall'inglese". 

Al centro dello studio, una nozione: quella di "simbolismo dei suoni", o la tendenza che hanno gli esseri umani a collegare determinate parole e suoni a sensazioni o emozioni specifiche. 
I ricercatori si basano su un esperimento condotto all'inizio del 21° secolo per spiegare la loro teoria. 

Alle persone le cui lingue native andavano dall'inglese al mandarino è stato presentato un primo disegno con contorni angolari, poi un secondo con linee curve. L'obiettivo dell'esercizio: trovare un nome per l'immagine. 

Il risultato è senza appelloo. “Indipendentemente dalla loro lingua, la maggior parte dei relatori attribuiva nomi come 'takete' o 'kiki' al disegno dalle forme spigolose, mentre le curve erano più spesso associate a parole come 'maluma' o 'bouba'”, sintetizzano i due studiosi. 

È così che lo studio è giunto a una conclusione rivoluzionaria: "Alcuni suoni si prestano meglio agli insulti di altri". Dall'arabo al finnico passando per lo spagnolo, gli insulti tendono ad essere privi di qualsiasi cosiddetta consonanza "morbida" (le lettere w, l o y), e quindi favoriscono suoni più "secchi", come la f o la p

In tutto il mondo, le parolacce, rassomigliano quindi a ciò che significano. Perché gli insulti “non condividono un significato ma una funzione, che è quella di offendere”, riassume il New York Times. 

Se lo studio americano offre una lettura innovativa di ciò che definisce la lingua, si tratta ora di estendere le analisi a un campione più ampio di dialetti. 

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