I giudici ritengono che criticare la calvizie di un uomo sia paragonabile a commentare le dimensioni del seno di una donna.
Definire e apostrofare un uomo come 'calvo' (Man Bald) equivale a molestie sessuali, ha stabilito un tribunale del lavoro britannico. L'uomo che era stato quindi così “molestato” dal suo ex datore di lavoro dovrà essere risarcito.
L'elettricista Tony Finn aveva lavorato per ventiquattro anni per un'azienda a Mirfield, nel West Yorkshire, nel nord dell'Inghilterra. Era stato licenziato nel 2021 e si era rivoltato contro il suo datore di lavoro, si è sentito offeso da un insulto legato alla sua calvizie.
La corte ha ritenuto ingiustificato questo licenziamento. Ma in questo caso, ha anche esaminato un acceso scambio tra il denunciante e il suo superiore, avvenuto nel 2019. Tony Finn era stato poi definito uno 'stronzo pelato' (ho tradotto da "Bald cunt" che si presta anche ad altre traduzioni).
Ma il sig. Finn ha affermato di essere stato più offeso dal riferimento alla sua calvizie che dall'insulto.
Attaccando l'aspetto del suo dipendente, secondo i giudici, il suo superiore aveva chiamato in causa la sua dignità. Aveva creato un ambiente 'intimidatorio, ostile, degradante, umiliante o offensivo', riferisce 'The Guardian'.
I giudici si sono poi chiesti se fosse un insulto o una molestia. Per prima cosa hanno scoperto che mentre le donne possono essere colpite dalla calvizie, il problema è prevalentemente maschile. E quindi “intrinsecamente legato al sesso”.
La sentenza, riporta la BBC, faceva riferimento a un caso del 1995. Una donna è stata trovata discriminata sulla base del sesso quando un manager le ha fatto un commento sulle dimensioni del suo seno. I giudici hanno quindi deciso che il trattamento di un uomo calvo era paragonabile e assimilato alle molestie sessuali.
La decisione, si precisa, è stata presa da tre uomini anch'essi affetti da calvizie...
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