Il dott. Maté osserva che il modo in cui lavoriamo ci rende infelici e più vulnerabili alle dipendenze e alle malattie.
Gabor Maté, rinomato medico canadese é specializzato in dipendenze. Il quotidiano Die Zeit lo ha incontrato in occasione dell'uscita del suo ultimo libro, Il mito del normale. Trauma, malattia e guarigione in una cultura tossica.
Secondo Gabor Maté, “ciò che ci fa ammalare è il nostro rapporto con il lavoro” e non il lavoro stesso.
Mentre nega di idealizzare il passato lontano, per il quale non abbiamo dati precisi, insiste su un paradosso: perché ce la caviamo così male quando non abbiamo mai avuto tanta ricchezza, tecnologia e conoscenza medica?
La spiegazione potrebbe essere trovata nell'espropriazione dei lavoratori: “Dalla rivoluzione industriale, i lavori sono diventati più specializzati, mentre sempre più ricchezza e potere sono concentrati nelle mani di poche persone. Il lavoro ora è meno un'attività collaborativa a cui le persone partecipano volontariamente che qualcosa che fai per gli altri – e che li rende ancora più ricchi”.
Questa alienazione quindi non è nuova, ma, secondo lui, è peggiorata perché non riguarda più solo i lavoratori ma anche le persone ben pagate. 'Le persone sono diventate strumenti', riassume.
Questo stato di cose porta a stress e insoddisfazione che danneggiano direttamente la salute, sia mentale che fisica. 'Essere disoccupati aumenta il rischio di infarto e malattie mentali, ma un cattivo lavoro è ancora più dannoso per la salute', scrive il medico.
Inoltre, anche i maniaci del lavoro, che si definiscono solo in relazione al proprio lavoro e finiscono per esaurirsi e isolarsi, sono particolarmente soggetti a dipendenze o problemi cardiaci.
Inoltre, i cattivi capi hanno un'influenza particolarmente negativa sulle donne, soprattutto quando queste, per paura di rappresaglie, non possono esprimersi. Avrebbero un rischio maggiore di malattie cardiache.
Quindi cosa fare, dal momento che la maggior parte di noi vive all'interno di un sistema capitalista? “Non consiglierei a nessuno di aspettare la rivoluzione.
Anche la guarigione è possibile in questo sistema. Per fare questo, dobbiamo prima capire come ci colpisce”, spiega Gabor Maté, che dà una guida: “Presta attenzione al tuo corpo, ai tuoi sentimenti e ai tuoi bisogni, invece di reprimerli".
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