Un nuovo studio su oltre 400 specie di mammiferi sfida l'idea ampiamente diffusa che i maschi siano più grandi.
La convinzione che, tra i mammiferi, i maschi siano più grandi delle femmine della stessa specie è ampiamente diffusa. Tuttavia, questa non è necessariamente la norma.
'Un'analisi della massa corporea di oltre 400 specie di mammiferi ha rivelato che solo nel 44% circa di essi i maschi erano più grandi', scrive New Scientist.
Il settimanale britannico fa eco a uno studio pubblicato sul sito di pre-pubblicazione BioRxiv. Pertanto, non è ancora passato attraverso un comitato di revisione tra pari.
Queste non sono le prime ricerche a sfidare questo òuogo comune. Nel 1977, per esempio, la ricercatrice Katherine Ralls pubblicò uno studio – regolarmente e ampiamente citato da allora – in cui si metteva in discussione il modo in cui si teneva conto del dimorfismo sessuale (le caratteristiche morfologiche più o meno marcate tra individui di sesso diverso).
É rimasta a lungo l'idea che i mammiferi maschi avessero bisogno di corpi più grandi per competere tra loro per riprodursi con le femmine.
Per questo nuovo lavoro, la ricercatrice della New York University Kaia Tombak e i suoi colleghi hanno analizzato i dati di centinaia di specie di mammiferi, compresi i pipistrelli, quindi non solo i primati.
Hanno anche preso in considerazione le variazioni della massa corporea a seconda delle stagioni, per esempio.
Inoltre, osservando le dimensioni del corpo piuttosto che il peso dell'animale, hanno scoperto che per il 48% dei mammiferi studiati non c'era differenza tra maschi e femmine. I maschi sono più grandi nel 30% delle specie studiate e le femmine sono più grandi nel 22%.
Intervistato da New Scientist, Jason Kamilar, ricercatore dell'Università del Massachusetts che non ha partecipato allo studio, concorda con l'idea avanzata dagli autori che considerare “il dimorfismo sessuale come una variabile binaria non è irrilevante”.
Ma si chiede se i risultati differiscono se studiamo solo mammiferi che non sono né roditori né pipistrelli (questi rappresentano una grande percentuale delle specie di mammiferi).
!In questi animali generalmente non c'è competizione tra i maschi per l'accoppiamento', dice. 'La competizione si fa con altri mezzi, come la selezione dello sperma”.
Ulteriori studi potrebbero aiutare ad affinare la comprensione delle differenze morfologiche tra femmine e maschi e il legame tra queste differenze e i comportamenti che coinvolgono la riproduzione.
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