16 dicembre, 2021

Trattavano la loro collaboratrice domestica 'come una schiava'

Mercoledì la giustizia belga ha condannato una coppia di diplomatici kuwaitiani per gli abusi inflitti alla loro collaboratrice domestica etiope, intrappolata per quasi un anno nella loro casa. 

Un diplomatico kuwaitiano e sua moglie sono stati condannati mercoledì dal tribunale di Bruxelles a due anni di carcere per aver trattato la loro collaboratrice domestica etiope come una schiava nella capitale belga. 

La coppia non era presente al processo. Ha lasciato il Belgio pochi mesi fa e l'ambasciata del Kuwait a Bruxelles non ha risposto alle richieste del sistema giudiziario, rivendicando l'immunità diplomatica dell'imputato, secondo i media belgi. 

All'udienza di metà novembre, quattro anni di carcere erano stati chiesti dal pm nei confronti dei due componenti della coppia per i reati, tra gli altri, di 'tratta di esseri umani', 'reclusione forzata' e 'mancato pagamento di salari'. 

I fatti sono avvenuti tra agosto 2017, data dell'arrivo in Belgio della vittima - inizialmente con un visto turistico di tre mesi -, e maggio 2018, quando è riuscita a fuggire dall'abitazione della coppia, secondo la stampa belga (La Libre Belgique)

Ha denunciato i fatti a Pag-Asa, associazione belga specializzata nel sostegno alle vittime della tratta di esseri umani, che poi l'ha accompagnata e si è costituita parte civile nel processo. 

L'inchiesta ha accertato che la giovane etiope, che era già al servizio della coppia quando risiedeva in Kuwait, è stata ingannata da questi ultimi mentre li accompagnava durante il loro espatrio in Belgio. 

Pensava che li avrebbe aiutati mentre si trasferivano per tornare presto in Kuwait, ma alla fine si è ritrovata rapita. Per mangiare, aveva solo diritto ai pasti avanzati alla coppia e i loro tre figli, e non riceveva vestiti o cure mediche. 

Nella sentenza di mercoledì, il tribunale penale di Bruxelles ha stabilito che era stata 'trattata come una schiava'. 

Secondo Sarah De Hovre, direttrice di Pag-Asa, casi del genere raramente finiscono in tribunale. 

'Le vittime, generalmente donne, hanno molta paura e non conoscono né la lingua (del paese di residenza) né i loro diritti'.

Nessun commento: